Una vacanza veramente alternativa e soprattutto intelligente? Un bel tour per l'Italia alla scoperta delle dimore dei grandi scrittori, dimore che punteggiano la Penisola.

Dalle Alpi alla Sicilia, dall'Adriatico alla Sardegna ecco l'occasione per scoprire il palazzo di Milano dove Manzoni scrisse l'ultima versione dei "Promessi sposi" oppure la finestra da cui Leopardi osservava nella natia Recanati Silvia con i suoi occhi "ridenti e fuggitivi". E ancora le stanze non lontane da Torino dove Salgari inventava Sandokan oppure i luoghi più intimi di Pavese, Carducci, Fogazzaro, Pasolini e tanti altri.

Un vero e proprio tour nella nostra memoria culturale, nella poesia e nella letteratura che possiamo realizzare seguendo il saggio di Mauro Novelli "La finestra di Leopardi" (Feltrinelli, 2018, pp. 204), appassionante viaggio nelle case dei grandi scrittori italiani.

Intendiamoci: Novelli, docente di Letteratura e cultura dell'Italia contemporanea all'Università di Milano, non ha voluto scrivere una guida per viaggiatori annoiati, né un paludato saggio sulle personalità maggiori del nostro pantheon letterario rievocandole attraverso luoghi, cimeli e testimoni. Ci ha voluto regalare uno strumento prezioso, un viatico fatto apposta per ricordarci che nelle vie delle nostre città, dei nostri paesi, sono nati, vissuti, hanno scritto, lavorato, sofferto e gioito dei veri giganti della cultura. Giganti che purtroppo frequentiamo, se va bene, solo sui banchi di scuola, tra uno sbadiglio e l'altro.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Il racconto di Novelli ci offre un'occasione per riappropriarci del nostro patrimonio culturale e lo fa puntando sul concreto, su quanto è rimasto di tangibile e visibile di tante vite illustri. Così, andar per case e palazzi, per stanze e studioli diventa un modo per scoprire l'animo di Pascoli, un animo completamente intriso della sua domestica quotidianità, oppure le ossessioni di D'Annunzio, tanto forti da portarlo a trasformare la sua villa di Gardone Riviera sul Lago di Garda nel Vittoriale, un mausoleo in cui allo stesso tempo celebrarsi e seppellirsi mentre era ancora in vita.

Quello che emerge, insomma, dalla lettura del saggio di Novelli è che tra antichi scrittoi, fogli autografi di manoscritti e reperti della vita quotidiana, ritroviamo l'anima più pura e veritiera dei maestri della nostra letteratura. Troviamo le ragioni profonde che hanno portato alla nascita di tanti capolavori.

E niente testimonia maggiormente quello che abbiamo appena detto che leggere le pagine che l'autore dedica alla casa di Grazia Deledda a Nuoro, abitazione dove la grande scrittrice visse da giovane, prima di trasferirsi a Roma dopo il matrimonio. Impossibile separare i versi e gli scritti della Deledda da questo luogo con i suoi muri di pietra, la sua spigolosa austerità, la sua cucina con le tante pentole di rame a testimoniare generazioni di focolari accesi.

Emerge chiarissimo, visitando la casa, il legame strettissimo che vi è sempre stato tra la scrittrice, la Sardegna e le sue tradizioni ancestrali. E diventa lampante che per capire sino in fondo una donna capace di vincere un premio Nobel nel 1927 bisogna andare in quella abitazione di Nuoro: solida, antica ed essenziale, come sapeva essere Grazia Deledda.
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