Due opere, falsamente attribuite l'una a Leonardo da Vinci e l'altra a Michelangelo Buonarroti, sono state sequestrate dai carabinieri del comando Tutela del patrimonio culturale, che hanno contestualmente contestato a tre persone il reato di "contraffazione di opere d'arte".

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Verona e condotte dai militari del Reparto Operativo - Sezione Falsificazione ed Arte Contemporanea, sono partite da informazioni acquisite nel settore del mercato dell'arte secondo le quali stava circolando un falso dipinto di Leonardo da Vinci, corredato da una perizia infedele che stimava il valore dell'opera in 250 milioni di euro.

Le investigazioni hanno permesso di svelare che effettivamente alcuni soggetti attivi nel nord-est d'Italia stavano cercando di piazzare sul mercato la falsa opera (olio su tavola, cm 53x 39) di Leonardo, un ritratto di giovanetto aristocratico.

Il volto della Vergine Maria della falsa opera di Michelangelo (foto carabinieri)
Il volto della Vergine Maria della falsa opera di Michelangelo (foto carabinieri)
Il volto della Vergine Maria della falsa opera di Michelangelo (foto carabinieri)

A questa si aggiungeva poi un'ulteriore opera (disegno su carta cm 36,5 x 27,5) raffigurante la Vergine Maria e falsamente attribuita alla mano di Michelangelo Buonarroti, anch'essa munita di un'ingannevole stima redatta dallo stesso perito che aveva avallato il Leonardo, e che la valutava tra gli 80 ed i 100 milioni di euro.

Le opere, identificate e poi sequestrate, sono state sottoposte all'expertise di uno storico dell'arte del Mibac, nominato consulente tecnico dalla Procura, che ne ha riscontrato la falsa attribuzione. In particolare, l'esperto ha evidenziato come l'esame stilistico del primo dipinto esaminato non palesasse una parentela, neppure lontana, con la produzione leonardesca. Analoghe conclusioni anche sul disegno attribuito alla mano di Michelangelo.

Le indagini successive hanno poi evidenziato uno scenario criminale più sofisticato, per cui i proventi dei beni d'arte contraffatti venivano riversati in attività economiche o finanziarie.

(Unioneonline/v.l.)
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