La frattura al femore della nonnina di Genoni ha emozionato tutto il Paese e l’eco della brillante operazione effettuata nella clinica ortopedica dell’Azienda Ospedaliera di Sassari ha squadernato pagine di eccellente qualità tra i camici bianchi dell’Isola.

In ogni angolo della Sardegna si interviene con celerità e grande professionalità, soprattutto in campo ortopedico, riportando in cammino o, comunque in movimento, bambini, giovani, anziani e ultracentenari.

La sanità, quell’universo multiforme che attiene al benessere del singolo e che, fin quando non ti accarezza o non ti aggredisce, si considera un elemento scontato del quotidiano, auspica, ciclicamente, un’attenzione particolare da parte degli amministratori della cosa pubblica.

Spesso si liquida l’argomento constatando, con insolita insensibilità, che metà del bilancio regionale è dilapidata per sostenere le ingenti spese derivanti dagli oneri, obbligatori e non rinviabili, di un sistema sanitario considerato, dai più, deficitario e per nulla immune da pecche organizzative e di metodo.

In realtà la scienza medica è chiamata ad accudire le creature più fragili, obbligo morale di uno Stato solidale e umano, perché chi entra in un ospedale non lo fa per divertimento o noia, ma per sofferenza, per cercare soluzioni e per chiedere alla comunità scientifica un aiuto che nessun altro può assicurare.

E che questo richiamo arrivi da un’anziana donna di 108 anni, che vanta in famiglia una sorella più giovane di “soli” 107 anni, ci porta in una dimensione onirica e sognante, quella blue zone, popolata da grandi saggi, che studiosi di tutto il mondo vogliono indagare per carpirne i segreti e raccontarne il fascino a favore di culture lontane, anche agli antipodi rispetto alla nostra.

Intelligenze curiose di viaggiare in un orizzonte fantastico che va oltre le maglie temporali di uno spazio dove primeggiano semidei dotati di straordinaria lucidità mentale e corpi indistruttibili, se non dopo oltre 120 anni di vita.

L’isola incantata dei pozzi sacri, quelle strutture templari ipogeiche presenti in Sardegna e destinate durante l'Età del bronzo al culto delle acque, affascina, nel profondo, cinesi o americani, indistintamente, che possono immaginare la nostra terra, le nostre sponde, come luoghi arcaici di riti celebrati da donne nuragiche o da anziani pensatori, portatori di antichi valori di cultura e di millenaria saggezza.

E anche il ritrovamento di navicelle bronzee e di lingotti di rame testimonia, al di là di miti e leggende, il glorioso passato di un "Popolo del Mare", una straordinaria e valorosa stirpe di uomini e donne, degli highlander primordiali che, all’improvviso, vengono dimenticati dalla Storia in modo inspiegabile e la cui profonda spiritualità e eccezionale longevità si evidenzia nelle incisioni presenti nelle grotte, nei menhir, nelle domus de janas, nelle tombe dei giganti, nelle statue della Dea Madre, nei bronzetti, nelle ceramiche, nelle gigantesche statue di Monte Prama.

Il tempio dell'acqua di Morgongiori (foto concessa dal Parco di Monte Arci)
Il tempio dell'acqua di Morgongiori (foto concessa dal Parco di Monte Arci)
Il tempio dell'acqua di Morgongiori (foto concessa dal Parco di Monte Arci)

Il mito di Atlantide, l’isola leggendaria la cui storia è narrata dal grande filosofo greco Platone nei dialoghi di Timeo e Crizia del 360 a.c., riaffiora dalle Colonne d’Ercole, attraverso il Mar di Sicilia (secondo le teorie di Sergio Frau), portando alla luce l’antica civiltà protosarda cancellata da un evento naturale catastrofico.

Una terra geologicamente molto antica con una strana pianura, il Campidano, che ben si attaglia ad un possibile tzunami che avrebbe unito due isole in un mare di fango e quasi interamente sommerse. I suoi abitanti, esperti costruttori di migliaia di torri mirabilmente edificate e quasi totalmente assenti nel Campidano disastrato, avrebbero abbandonato, a seguito del cataclisma, le coste per emigrare via mare o rifugiarsi per sempre nelle zone interne, territori traboccanti di metalli, armenti, selvaggina, vegetazione adatta all'agricoltura, sorgenti di acqua fredda e calda e caratterizzati da un clima mite che favoriva il progresso e lo sviluppo della vita umana.

Quella vita che oggi sembra allungarsi all’infinito con il miracolo di centenari nati all’inizio del secolo scorso, che ci riportano ad eventi storici, da loro vissuti, fissati nei libri di storia ed entrati nel patrimonio della cultura delle famiglie moderne, è difesa quotidianamente da operatori della salute che, dal Nord al Sud dell’Isola, rappresentano il punto di riferimento ed il presidio del benessere di un popolo fiero delle sue eccellenze e veicolo di grandi intelligenze che nobilitano in ogni dove la cultura identitaria di una Sardegna ammirata e apprezzata in tutto il mondo.

E aprirsi a nuovi orizzonti, confrontarsi con le altre culture, consapevoli di un risveglio ereditato da un orgoglio mai sopito, condurrà il popolo sardo verso un nuovo corso della storia.

L.P.
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