"Solidali per il Malawi" è una Onlus nata a Covo nel 2011. Il Presidente è Mario Cucchi, che da anni opera in Malawi, sostenendo inizialmente i progetti del Vescovo bergamasco Alessandro Assolari della diocesi di Mangochi in Malawi.

Una Onlus formata da un gruppo di volontari che aiutano e sostengono, dopo un viaggio lì compiuto nel marzo 2011, le numerose realtà locali in difficoltà.

Alla base di tutto il desiderio comune e la voglia di aiutare concretamente una popolazione che vive in assoluta povertà, vittima di alluvioni che abbattono ogni forma di rinascita, carestie diffuse su larga scala, emergenze sanitarie e alimentari che spingono la popolazione ad affrontare la quotidianità con sacrificio ma anche con grande dignità.

"La situazione in Malawi oggi è tranquilla, politicamente parlando - spiega Michele Anghileri, consigliere dell'organizzazione "Solidali per il Malawi" - anche se a maggio ci saranno le votazioni per eleggere il nuovo governo, seppur non dovrebbero esserci grossi problemi. La povertà però è ovunque, in ogni angolo. Il cibo scarseggia, soprattutto nei primi mesi dell'anno quando il raccolto dell'anno precedente è finito, e purtroppo in questi mesi si stanno alternando giorni interi d'assenza di pioggia a giorni di diluvio universale. Questo fa marcire gran parte del grano che servirà per sfamare milioni di persone il prossimo anno".

L'obiettivo del progetto è quello di individuare risorse finanziare e umane che possano realizzare sul campo un apporto tecnico attraverso la loro esperienza, con il fine di migliorare un contesto sociale difficile come quello del Malawi.

Un volontario con un bimbo (foto "Solidali per il Malawi")
Un volontario con un bimbo (foto "Solidali per il Malawi")
Un volontario con un bimbo (foto "Solidali per il Malawi")

Madalitso Nutrition Center è uno dei progetti realizzati dalla onlus. Situata Monkey Bay, Malai, è una struttura che cura la malnutrizione, malaria, bronchiti, gastroenteriti con sintomi accentuati a causa della mancanza di cibo conseguente a siccità e carestie.

"Qui il grano è la fonte primaria per il cibo - spiega Anghileri - e lo usano per preparare qualsiasi cosa, per la nsima (una sorta di polenta fatta di sola farina e acqua), per le bevande mischiato con lo zucchero, per il mangime degli animali e molto altro. L'acqua è un altro grande problema, non è accessibile a tutti, molte donne e bambini tutte le mattine percorrono anche decine di chilometri per raggiungere il pozzo più vicino, noi stessi al centro sanitario non ne abbiamo. Abbiamo provato più e più volte, anche fino a quasi 100 metri di profondità ma niente, se non una piccolissima quantità di acqua salatissima non utilizzabile né per bere né per irrigare".

È stato costruito il primo asilo nel villaggio di Kaponya. Uno dei posti più poveri e disastrati del pianeta. Sono circa cinquanta i bambini che ne usufruiscono, che imparano e che si mantengono distanti dalle distrazioni. È stata costruita una scuola elementare gestita dalle Suore Sacramentine, finanziato il progetto per pozzi d'acqua e tanto altro. Restituire una speranza concreta, un futuro nuovo, diverso, un sorriso ad un bambino che ogni giorno sopravvive alle insormontabili esigenze quotidiane e aprire nelle loro vite una nuova maglia di consapevolezza. I volontari si recano in Malawi almeno una/due volte l'anno per supervisionare i progetti finanziati.

Anghileri ha aggiunto inoltre che "dal punto di vista sanitario le strutture sono veramente pochissime e lontane l'una dall'altra. Per raggiungere l'ospedale più vicino ai villaggi, a volte occorre percorrere anche 40/50 km a piedi. Gli ospedali inoltre non offrono spesso servizi "all'altezza della situazione" se così si può dire: a volte mancano i farmaci, altre volte i pazienti non vengono nemmeno visitati se non solo tramite un'intervista riguardo i sintomi. I reparti spesso sono in condizioni disumane, sporcizia ovunque, odori nauseanti e mosche che si posano anche su ferite aperte e non disinfettate creando infezioni".

Di contro, il primo impatto con il Paese è quello "dell'immensità della natura, degli enormi sorrisi a 400 denti dei bimbi, del profumo della terra rossa, della polvere che si leva in aria ad ogni movimento. A primo impatto è impossibile non innamorarsi, e questa situazione si prolunga per mesi".

Eppure "il loro sorriso costante non è sinonimo di assenza di problemi, bensì di voglia di riscatto. Le pance gonfie dei bambini non sono sinonimo di troppi cioccolatini, caramelle o ovetti kinder ma di malnutrizione. Le donne che portano pesi enormi in equilibri sul capo non sono equilibriste di uno di quei meravigliosi circhi cui siamo abituati in Italia, sono donne che faticano da mattina a sera per portare una piccolissima quantità di acqua alla propria nyumba (casa) per dissetare i propri figli, lavarsi e cucinare. Non è una vita semplice, anche se potrebbe sembrarlo. È una vita povera, povera di cose e ricca di emozioni, questo sì, ma non dimentichiamoci che non è il paese dei balocchi, è una vita dura e cruda, che non guarda in faccia a nessuno, una vita dove niente è sicuro, il domani tantomeno. Una vita vissuta cercando di sopravvivere, questo fa effetto, sempre come il primo giorno".

"È vero - conclude Anghileri - noi volontari non avremo tutte le comodità che abbiamo in Italia, avremo acqua e corrente solo poche ore al giorno ma ricordiamoci che alla sera, dopo una giornata di lavoro stancante, troviamo sempre un piatto di qualcosa da mettere sotto i denti, dell'acqua da bere e che quando siamo stanchi possiamo comodamente chiuderci nelle nostre stanze, nel nostro bel letto con le lenzuola pulite lontano da ogni pericolo, piuttosto che andare a letto a stomaco vuoto con la gola secca dalla sete senza corrente né acqua per lavarsi, sdraiati sul pavimento di terra di una capanna di fango e paglia, spesso senza porte né finestre, in 5 persone in 3 metri quadrati di spazio, nel bel mezzo delle sterpaglie tra insetti ed animali ben più pericolosi".

Angelo Barraco
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