"Sogni e Altiforni" è il nuovo libro di Gordiano Lupi e Cristina De Vita.

Questa nuova fatica letteraria rappresenta lo specchio di ricordi nostalgici perduti nel tempo, dipinti nel cielo dalle mastodontiche architetture industriali, come l’altoforno, che graffia il cielo di Piombino. Un gigante d’acciaio che ha lottato con il tempo, imponendosi al cielo e ai ricordi, mentre osservava dall’alto intere generazioni che crescevano come spighe di grano, e sbocciavano su quei prati che mutavano come lamiere contorte e sradicate dal vento.

Un gigante che rifletteva il suo sguardo vitreo sul lungomare, immobile, che sempre ha rappresentato un punto fermo inamovibile di una vita in continuo mutamento.

Il libro di Lupi-De Vita descrive l’acciaieria come un simbolo generazionale, in grado di creare tramonti in tutte le ore del giorno e della notte. Una generazione che proiettava il proprio sguardo verso il cielo, credendo che il mondo non avesse confini oltre quelle nuvole e quel cielo.

“Uno spettatore della vita, ecco quel che sono diventato. Niente riesce a farmi male, perché tutto dentro me è dolore. Mi resta la mia città, che ho voluto ritrovare, ma non è la stessa d’un tempo, cambia giorno dopo giorno, cambia persino dai tempi in cui giocavo e allenavo”. Scrivono gli autori nel libro.

Il tramonto che accarezzava il mare, i residui ferrosi dell’Acciaieria con un fascino antico, le lotte operaie e le contestazioni, licenziamenti ingiusti, le lacrime versate, gli scioperi, la fatica e tanti sogni. Un sole che abbracciava tutti indistintamente. Come dimenticare i turisti che ogni anno giungevano a Piombino per abbronzarsi sugli scogli.

Sole, mare, sorrisi e un profumo pungente di acciaio che volava nel cielo, trasportato dal vento, delegittimando i sogni di chi avrebbe voluto varcare il confine e di chi, invece, avrebbe voluto che la giornata di lavoro in fabbrica finisse.

Adesso rimane il tempo che rende tutti spettatori di un passato immobile, rimane l’erba incolta dei campi di calcio e l’inebriante odore del mare che seppellisce i ricordi.

Angelo Barraco
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