Nell'anno del cinquecentesimo anniversario dalla morte di Leonardo da Vinci sono attese mostre, convegni e libri per celebrare quella che è stata la maggiore personalità del nostro Rinascimento. Ognuno di noi, quindi, avrà la possibilità di trovare il "suo" Leonardo in mezzo a tanta scelta e di esplorare il lato che più lo attira in un uomo che è difficile non definire "totale" nel suo essere stato pienamente artista, scienziato e pensatore. Se poi si desidera un incontro con un Leonardo da Vinci un po' fuori dagli schemi la scelta può cadere sul nuovo libro di Marco Malvaldi, "La misura dell'uomo" (Giunti, 2018, pp. 300, anche e-book), ambientato nella più leonardesca delle città, la Milano di fine Quattrocento dominata da Ludovico il Moro.

Su questo palcoscenico d'epoca lo scrittore pisano - divenuto famoso per il ciclo di romanzi dedicati ai "vecchietti del BarLume" (pubblicati da Sellerio) - ci presenta il grande genio del Rinascimento coinvolto in una vicenda dai risvolti gialli.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Un uomo viene trovato senza vita nel Castello Sforzesco di Milano. Sul corpo non ci sono segni di violenza e subito corrono voci allarmate su questa morte misteriosa. C'è chi parla di peste, chi di cause sovrannaturali. Ludovico il Moro, pur spazientito perché Leonardo non si decide a portare a termine la grande statua equestre che gli ha commissionato, decide di affidare le indagini allo scienziato e artista, così da sgombrare il campo da superstizioni e paure insensate.

Naturalmente la trama poliziesca diventa per Malvaldi l'occasione per mostrarci Leonardo all'opera, per metterci a parte dei suoi metodi di ragionamento e rivelarci come la ragione, anzi la conoscenza fosse per questo "grande" del Cinquecento l'unica "misura dell'uomo" come recita il titolo del libro. Emerge quindi nel libro il Leonardo curioso, attento a tutto e deciso a comprendere tutto. Ma emergono anche i lati più umani e diremmo "leggeri" del personaggio: le sue idiosincrasie, il continuo distrarsi per seguire nuovi stimoli, la sua passione per una certa eccentricità che lo portava a indossare lunghe vesti rosa e il gusto leonardesco per le chiacchiere da salotto, per il gossip diremmo oggi.

Ne esce così un ritratto gustoso e ben godibile di una personalità troppo spesso relegata nel suo ruolo di genio e artista. Così come godibile è tutto il racconto di Malvaldi che riesce a rievocare con sapienza non solo l'uomo Leonardo, ma anche la sua epoca, il mondo in cui si trovava a vivere. Un mondo dove le corti erano luoghi di delizie ma anche di intrighi, dove banchieri e finanzieri emergevano aprendo una stagione storica che dura ancora oggi.

Un mondo dove il traffico – di persone, carri e animali – ammorbava già la vita cittadina e dove già si parlava di alta moda come nella Milano di oggi.

Alla fine, il Rinascimento e Leonardo, grazie alla sapienza di Malvaldi e alla sua fantasia, ci appaiono affascinanti perché lontani e quindi un poco mitici, ma coinvolgenti nella loro attualità.
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