Inverno, tempo di neve e quindi di sci. Tempo per migliaia di turisti di riversarsi in località note e meno note per dedicarsi al loro passatempo invernale preferito. Pochi però tra quanti affrontano salite e discese conoscono le montagne su cui trascorrono le loro vacanze. Non ne conoscono la storia e neppure la cultura che accompagna questi spazi maestosi. Pochi fra noi, soprattutto, si interrogano sul futuro di un ambiente naturale che noi uomini abbiamo profondamente modificato fino a trasformarlo definitivamente. Simbolo di questa trasformazione dell'ambiente montano è sicuramente il monte Bianco, la vetta più alta d'Europa con i suoi 4810 di altezza. Un monte conosciutissimo, ma che si ammanta di mistero a mano a mano che lo si frequenta. È quello che ci racconta lo scrittore e viaggiatore Paolo Paci nel suo "4810" (Corbaccio, 2018, pp. 276, anche e-book), libro in cui l'autore rievoca la storia della montagna, raccogliendo vecchi e nuovi racconti sui tre versanti (italiano, francese, svizzero) del massiccio. Salendo le sue cime e scendendo nelle sue profondità, Paci cerca poi indizi che ci rivelino quale sarà il futuro del Monte Bianco, un monte che ha ancora tanto da raccontarci come ci conferma proprio l'autore del libro: "Come ho anche scritto, il monte Bianco è un luogo pieno di angoli nascosti e promesse di avventure, come il secretaire di un bisnonno dai cui cassetti escono sempre nuovi reperti dal profumo antico".

Lo scrittore Paolo Paci
Lo scrittore Paolo Paci
Lo scrittore Paolo Paci

Ma cosa rappresenta il Monte Bianco per chi ama la montagna?

"È la totalità dell'esperienza della montagna perché non è solamente la cima più alta delle Alpi e quella più rappresentativa dal punto di vista della storia alpinistica perché è li che è nato l'alpinismo. È un luogo di grande vastità: non è una singola montagna ma un gruppo di 40 vette oltre i 4000 metri, accompagnate da numerosi ghiacciai. Rappresenta quindi il luogo naturale d'alta quota più importante che abbiamo e il 'terreno di gioco' più importante per chi ama l'alpinismo. Si possono anche preferire altre montagne ma se si è alpinisti non si può non provare ad affrontare il Bianco".

Ma il turismo di massa non ha snaturato troppo questa montagna così famosa?

"In realtà, il monte Bianco è sempre stato al centro dell'attenzione non solo degli alpinisti ma di tutti. Qui è nato il turismo in montagna: già nella prima metà del Settecento arrivarono due esploratori, due inglesi, che attraversarono le Alpi armati perché temevano di incontrare dei briganti e non tranquilli montanari. E questo avvenne ben prima della scalata alla vetta del monte avvenuta nel 1786. Insomma, già da molto tempo il Bianco non è più solo un tempio dell'alpinismo o un luogo naturale".

Cos'è allora?

"Fino in cima è il luogo delle attività umane, un luogo che l'uomo ha modificato, lavorato e da cui ha tratto profitto. Il monte Bianco è quindi una realtà complessa tanto che mi sento di dire che più che essere stato modificato dal turismo, ha indotto con le sue caratteristiche l'uomo a colonizzarlo e a farlo diventare casa propria".

Spesso le montagne oggi sono considerate luoghi di divertimento. Come vive questo fenomeno?

"Sinceramente mi pare che il dibattito tra chi difende la natura selvaggia delle montagne e chi le vuole trasformare per il profitto si sia oramai arenato. È stato superato dai fatti. Si discute molto per esempio di funivie ma gli impianti esistono oramai da molti decenni Per rimanere al Monte Bianco oramai questa montagna è la casa delle nostre attività economiche e la funivia è parte integrante di questa casa. Il nuovo e spettacolare impianto inaugurato pochi anni fa, lo Skyway, ha fatto molto discutere ma è solo la modernizzazione di qualcosa che esisteva già da tempo: sfido chiunque a smantellare la funivia dato che dà da vivere a un'intera valle. Insomma, per quanto mi possa piacere l'immagine romantica della montagna selvaggia, riconosco che indietro non si torna".

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Qualche eccesso che si potrebbe evitare in futuro?

"Premesso che oramai gli eccessi sono stati fatti tutti, mi pare che un freno la stia dando il cambiamento climatico in atto. Sta riducendo i ghiacciai, mette in crisi l'industria dello sci e ci fa vedere i limiti dello sviluppo economico che c'è stato sulla montagna. In breve tempo, imporrà anche un nuovo modo di vivere e intendere questo ambiente. In Svizzera, nazione dove è nato il turismo sciistico, stanno già guardando avanti, si stanno facendo delle domande rispetto alla montagna senza neve. Pensano a un turismo più dolce e allo sviluppo di una nuova cultura montana puntando maggiormente all'estate. Che dire? Si potrà tornare a vivere la montagna in modo più dolce e naturale ma non avverrà per merito nostro. Ci saremo costretti dal cambiamento climatico".
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