Un fenomeno di mortalità di massa, iniziato nell'ottobre del 2016 in Spagna e arrivato in estate anche lungo le coste della Sardegna, e che sta decimando le popolazioni di Pinna nobilis, mollusco particolarmente importante a garanzia della pulizia delle acque.

Una vera e propria emergenza, per cui, primo caso in Italia, la Sardegna si è mobilitata stanziando 200mila euro per approfondire lo studio del problema.

La Giunta regionale ha dunque approvato quanto annunciato il 10 dicembre ad Aghero dall'assessore alla difesa dell'ambiente, Donatella Spano, nel corso della Prima conferenza regionale delle aree protette.

"Abbiamo verificato, con il Servizio tutela della natura e politiche forestali dell'Assessorato, le Aree Marine Protette e il servizio tecnico dell'ARPAS, che la situazione è particolarmente critica e il tasso di mortalità allarmante", spiega Donatella Spano. "Abbiamo deciso di tenere sotto osservazione il fenomeno, con la prosecuzione del monitoraggio in corso e dando il via ad altre attività parallele, quali ad esempio la tipizzazione genetica delle nacchere ancora in vita. Con la collaborazione di tutti, abbiamo redatto un Piano d'azione regionale per la conservazione della Pinna nobilis, immediatamente operativo, che ci aiuta a gestire il problema ed ha come obiettivo principale l'acquisizione di informazioni sullo stato attuale della risorsa, sull'andamento della mortalità di massa attraverso il monitoraggio e analisi genetiche sulla specie in otto aree di indagine".

Già contemplata nell'elenco europeo delle specie minacciate di estinzione e protetta dalla Convenzione di Barcellona, la Pinna nobilis è attualmente monitorata grazie al Programma per la Strategia Marina svolto da ARPAS in dieci zone dislocate lungo le coste, all'interno di siti Natura 2000 e nelle Aree Marine Protette sarde.

Il fenomeno di mortalità di massa, attribuibile all'endoparassita Haplosporidium pinnae, ha fatto registrare nell'Isola tassi di mortalità pari, in alcune aree, anche all'80 - 90%.

(Unioneonline/v.l.)
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