La Prima guerra mondiale ha segnato la caduta dei Giganti. Finiva, infatti, nell'arco di breve tempo, l'impero russo degli zar, travolto nel 1917 dalla Rivoluzione d'Ottobre.

Crollava a novembre del 1918, proprio un secolo fa, l'Impero di Germania e soprattutto terminava la lunghissima parabola di regno degli Asburgo. Era la vera fine di un'epoca per l'Europa perché il loro potere era antichissimo, affondava le radici al tempo dei castelli medievali e dei cavalieri quando gli Asburgo erano grandi feudatari nell'odierna Svizzera. Per quasi cinque secoli avevano detenuto ininterrottamente la corona imperiale fino a che l'ultimo sovrano della casata, Carlo I, non era stato costretto ad abdicare all'indomani della sconfitta nella Grande guerra.

Fu l'atto d'addio di una dinastia millenaria al palcoscenico della storia europea, un palcoscenico dove gli Asburgo avevano recitato un ruolo di assoluti protagonisti.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

A ricostruire questa lunga storia è lo scrittore francese Jean des Cars nel suo "La storia degli Asburgo" (LEG, 2018), cinquecento pagine e poco più che hanno il sapore del romanzo, anzi della grande saga.

Incontriamo, infatti, personaggi leggendari come Carlo V: nel Cinquecento regnò su un impero esteso dalle Americhe all'Europa centrale, tanto vasto che, come usava dire Carlo stesso, "su di esso non tramontava mai il sole". Ritroviamo suo figlio, Filippo II, il re di Spagna che costruì l'Escorial di Madrid, sconfisse i turchi a Lepanto nel 1570 ma non riuscì mai a piegare la regina Elisabetta I d'Inghilterra. E ancora Maria Teresa d'Austria, l'imperatrice che creò nei territori milanesi sottomessi all'Austria il primo catasto oppure Pietro Leopoldo d'Asburgo, Granduca di Toscana e primo sovrano in Europa ad abolire la pena di morte. E poi Francesco Giuseppe, che salito al trono nel 1848 ha combattuto per decenni i patrioti italiani morendo nel 1916 quando infuriava già nel continente la Prima guerra mondiale. Una guerra che era scoppiata proprio per l'assassinio di un Asburgo, l'erede al trono Francesco Ferdinando.

Un ritratto dell'ultimo imperatore d'Austria, Carlo I d'Asburgo, con la moglie Zita
Un ritratto dell'ultimo imperatore d'Austria, Carlo I d'Asburgo, con la moglie Zita
Un ritratto dell'ultimo imperatore d'Austria, Carlo I d'Asburgo, con la moglie Zita

Queste poche righe ci fanno comprendere quanto la storia d'Europa sia stata storia degli Asburgo e, soprattutto, quanto gli Asburgo siano stati la storia dell'Europa. Sono stati, più di tutto e più di tutte le altre grandi famiglie regnanti del continente, una dinastia portata a pensare in grande, a considerare il continente come uno spazio unito dalla religione, dalla cultura, da tante tradizioni. Certo, sono stati i nemici dell'indipendenza italiana, sono stati additati da tanta propaganda come tiranni e tirannici e certamente lo sono stati, come tanti sovrani del passato. Il tempo però ha reso loro giustizia e oggi si ricordano, più degli errori degli Asburgo, le splendide testimonianze artistiche di Vienna e della Spagna asburgica. Rimangono le eredità delle riforme da essi introdotte secoli fa, come i primi tentativi di istruzione obbligatoria. Sopravvive il mito di Sissi, la romantica e infelice moglie di Francesco Giuseppe, e dell'Austria felix di fine Ottocento. Restano anche gli atti compiuti dai membri della dinastia anche dopo la fine della loro monarchia.

L'ultimo sovrano, Carlo I, sposato tra l'altro all'italiana Zita di Borbone-Parma, è stato beatificato nel 2004 da papa Giovanni Paolo II. Suo figlio, Otto d'Asburgo (1912-2011), è stato per un ventennio, dal 1979 al 1999, deputato del Parlamento europeo e uno dei pionieri dell'integrazione del nostro continente. È stato il degno continuatore, pur nella modernità e nell'ambito della democrazia, della tradizione sovranazionale degli Asburgo. Lo dimostra un aneddoto: quando l'Ungheria si liberò del regime comunista alla fine degli anni Ottanta del Novecento, proprio ad Otto d'Asburgo venne chiesto di diventare il primo presidente della nuova repubblica ungherese. Declinò per l'età avanzata, ma l'episodio testimonia che lui e la sua casata avevano seminato bene, nonostante gli sbagli, nonostante le sconfitte.
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