Lo scenario che si apre al lettore del terzo volume di "Buongiorno SarDegna" è quello di un immaginario futuro nel quale l'Isola ha definitivamente cambiato passo e ha ormai avviato la strategia dello sviluppo anticipata nel precedente volume Dove Siamo.

La felice conclusione di questa romanzesca cavalcata attraverso i secoli e le mille trasformazioni della Terra sarda e della sua gente, per trasmettere la visione dell'autore di come potrebbero e dovrebbero andare le cose sull'Isola in un futuro nemmeno troppo lontano.

Più che un mondo perfetto, però, quello descritto dall'autore Giuseppi Dei Nur, è un sistema che funziona, perché tutti vi svolgono un'attività adatta alla propria natura e alle proprie capacità, soddisfatti dei propri ruoli e del contributo dato alla comunità. Un ingranaggio armonico descritto dall'autore come un treno speciale che sfreccia lungo l'Isola e viene condotto dagli stessi abitanti, finalmente padroni del proprio destino e compatti verso uno stesso obiettivo: lo sviluppo e il benessere per tutti, ma soprattutto l’indipendenza economica.

Merito di una presa di coscienza individuale e collettiva, di un senso di responsabilità condivisa verso le generazioni che verranno, e della scelta di puntare sulle tante, uniche e spesso inespresse risorse dell'Isola, per restituirle centralità nel quadro naturale del Mediterraneo e del sistema-mondo, puntando sulle leve del turismo, dell'accoglienza, dell'offerta di prodotti locali, della ricerca scientifica e tecnologica e dell'imprenditorialità diffusa.

Dalle pagine del terzo volume della collana "Buongiorno SarDegna"
Dalle pagine del terzo volume della collana "Buongiorno SarDegna"
Dalle pagine del terzo volume della collana "Buongiorno SarDegna"

LA STORIA DEL PASTORE E DEL "FORESTIERO" - [...] Era una bella giornata di primavera, con la campagna illuminata da una luce che metteva in risalto la varietà e la bellezza dei colori dei fiori che la adornavano e il verde dell'erba rigogliosa, pronta a offrirsi al brucare avido delle pecore al pascolo.

Il pastore accompagnava paziente l'attraversamento, badando a che nessuna pecora si distraesse rischiando di restare indietro, aiutato in questo da un cane, così preso dall'importanza del ruolo assegnatogli di tenere unito il gregge, che quasi riusciva a confondersi con le stesse sue protette.

Mentre il gruppo di testa cominciava a invadere la strada ecco apparire in lontananza un'automobile di grossa cilindrata, scura, bella e tutta luccicosa per il riflesso dei raggi del sole che la colpivano durante l'avvicinamento. Il conducente, costretto a rallentare prima, e fermarsi poi, per consentire al gregge di completare l'attraversamento appena iniziato, ne discese con fare sicuro [...].

E attaccò: "Egregio signore, è disposto a scommettere uno dei suoi capi, a mia scelta, se indovino il numero esatto delle pecore del suo gregge?". Il pastore lo guardò con sospetto, ma, curioso e interessato a vedere fin dove sarebbe arrivato il signorino, accettò. [...]

"Il suo gregge è composto di 133 pecore!".

Il pastore, dapprima stupito per la precisione e rassegnato poi per aver perso, rispettoso dell'impegno preso gli fece cenno di scegliersi la pecora che avesse preferito. Il signorino, fatte le opportune valutazioni, aprì il bagagliaio della macchina e, tutto soddisfatto, ci ficcò dentro il capo scelto.

Stava per richiudere, contento per aver sbalordito, con la sua scienza e conoscenza, quell’ignorantone di pastore, quando il pastore, con voce tranquilla, gli disse: "O bellixeddu, sei disposto a restituirmi ciò che hai messo nel bagagliaio della tua auto, se indovino che mestiere fai?".

Il signorino lo guardò con stupore misto a ironia e accettò, quasi sfidandolo.

Il pastore, guardandolo fisso negli occhi con sguardo così penetrante da leggere quasi fin dentro la sua anima, disse: "Tu sei un consulente della PCG, Predator Consulting Group. Tu sei parte del Gruppo di Consulenza per Predatori, artefice con i vostri numerosi e sempre arretti clienti della spoliazione continua di tutto ciò che è nostro, che è sempre stato nostro [...]. La realtà è che non appena scoprite che nasce qui un qualcosa di valore, un'azienda o un marchio che funzionano, come talvolta capita, anche se raramente purtroppo, voi ce lo portate via, spesso con la scellerata connivenza di taluni nostri Vertici cosiddetti Competenti, magari per un misero tozzo di pane [...].

Il consulente PCG, con vocina in falsetto e sempre più imbarazzato, chiese: "Ma come ha fatto a capire che mestiere faccio? ". Quell'uomo semplice, ma intelligente e avveduto, quel Giovane Adulto del nostro tenero e mitico paesino, con la pazienza e pacatezza tipiche delle persone di quei luoghi, spiegò: "Primo, per conoscere il numero delle mie pecore non avevo bisogno di te: mi hai detto ciò che sapevo già. Secondo, hai scambiato un cane per una pecora. Ora tira fuori dal bagagliaio il mio cane, e restituiscimelo".

(Unioneonline/b.m.)
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