Ci sono libri che nell'animo dei loro autori nascono quasi per necessità. Semplicemente, chi scrive ne sente l'urgenza, o persino il dovere, perché ha scelto come protagonista del proprio racconto un soggetto talmente speciale, la propria terra, da far passare in secondo piano anche il naturale istinto alla vanità, celando il proprio nome dietro quello di Giuseppi Dei Nur, patriarca ed emblema tout court del popolo sardo.

Questo, in estrema sintesi, è il fulcro della collana in tre libri "Buongiorno SarDegna", che L'Unione Sarda ha deciso di ripubblicare a distanza di cinque anni dalla prima edizione in una veste abbellita dalle illustrazioni di Giuseppe Madaudo, con l'intento dichiarato da parte dell'autore di raccontare in forma romanzata la travagliata parabola storica della Sardegna, dosando con misura l'orgoglio per la sua unicità, l'amarezza per gli innegabili limiti e la fiducia nelle risorse ancora inespresse. E non è casuale che per definire la Sardegna sia stato scelto il termine "entropia", che in fisica sta a indicare una misura del disordine e dell'indifferenziazione di un sistema, a significare e sintetizzare la perdurante condizione di disordine che affligge questa terra e che nel lungo corso della Storia ne ha impedito il pieno sviluppo.

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UN ESTRATTO DAL PRIMO VOLUME "DOVE SIAMO" - "SarDegna. Questo era il nome originario del suolo che calpestate oggi, un nome musicale, armonioso, completo e meraviglioso, un nome che un tempo, quando veniva pronunciato, c'era quasi da alzarsi in piedi, in segno di rispetto e devozione per quanto esprimeva e per quanto rappresentava. Un nome che ispirava riguardo nei popoli amici e induceva cautela e incuteva timore in quelli nemici. Un nome dunque composto ma perfetto, portato con orgoglio dai nostri più lontani antenati e dai loro figli e dai figli dei loro figli, così per generazioni e generazioni, a tramandare lo spirito fiero e indomito di quel popolo originario e a difenderne anche con la vita i valori. Il nome SarDegna era perfettamente appropriato a quel lembo di terra che il Dio dell'universo volle isolare dal resto delle terre emerse dal mare, non per isolarne o marginalizzarne il popolo rispetto a quelli ancorati ai continenti, ma per privilegiarlo e preservarlo, per favorirlo e premiarlo.

Adagiò dolcemente la SarDegna al centro del Mare Mannu perché fosse ammirata e ambita da quelli che, navigando per le rotte più diverse, necessariamente dovessero vederla e desiderarla, confidando però sull'intelligenza e sulla forza di quel popolo perché la custodisse e la difendesse come cosa preziosa e rara, come può esserlo la figlia prediletta del Signore".

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Al bivio tra saggio storico, romanzo fantastico, opera pedagogica e, in più punti, pamphlet politico, la trilogia "Buongiorno SarDegna" gioca sul doppio piano del reale e dell'invenzione, ripercorrendo secoli e secoli di vita di un'isola e del suo popolo, tra momenti luminosi ed eroiche rivendicazioni della legittima sovranità, e, per contro, brucianti sopraffazioni e vili complicità coi padroni di turno.

Certo, sarebbe stato molto più facile per l'autore limitarsi a recriminare i torti subiti o denunciare le opportunità negate e le innumerevoli risorse strappate e violate dall'esterno, ma così facendo si sarebbe ripetuto il cliché già abusato da tanta letteratura sarda, sacrificando l’intento "costruttivo" e l'imperativo etico alla base dei volumi.

Meglio, molto meglio, essere chiari con i lettori ai quali ci si rivolge e per cui, in prima istanza, sono stati pensati i libri di "Buongiorno SarDegna": senza consapevolezza della propria parte di responsabilità, passata e presente, al popolo sardo non sarà dato di uscire dal circolo vizioso dell'autocommiserazione e avviare uno sviluppo endogeno, concreto e finalmente libero dalla dipendenza esterna.

Per farlo, cioè, si deve anzitutto conoscere profondamente la propria storia, senza scontarsi alcun errore, per poi guardare alla situazione attuale della Sardegna, facendo con onestà e lucidità la conta dei risultati raggiunti e degli obiettivi mancati. Ma soprattutto disegnando un futuro diverso per le nuove generazioni, le più tradite e punite dal "disordine" in cui versa l'Isola, puntando tutto, responsabilmente e con la competenza necessaria, sulle due risorse che, se non rendono unica al mondo la Sardegna, perlomeno ne fanno un angolo del pianeta piuttosto speciale: la sua bellezza diffusa e il senso identitario della sua gente.

Il primo libro della collana "Da dove veniamo" sarà in edicola sabato 29 settembre in allegato al quotidiano, seguito dai successivi volumi "Dove siamo" e "Dove possiamo andare" il 13 e il 27 ottobre.

(Unioneonline/b.m.)
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