Voce potente della cultura sarda di cui è stato profondo e appassionato cultore, Paolo Pillonca, giornalista, scrittore, poeta, intellettuale a tutto tondo, è morto durante la notte, a seguito di una breve malattia, a Cagliari, città nella quale da tempo viveva.

Nato a Osilo nel 1942, cresciuto tra Seui e Arzana, luoghi della sua anima e della sua ispirazione artistica, si laureò in lettere classiche, dopo una rigorosa formazione salesiana. Fu prima insegnante, poi giornalista.

È stato responsabile della redazione nuorese de L'Unione Sarda negli anni '70, cronista lucido e puntuale degli anni del banditismo e dei grandi processi. Gli piaceva sottolineare di aver sempre dato uguale rilievo alle condanne e alle assoluzioni.

Dall'incontro con Mario Melis la decisione di lasciare il giornale e diventare capo ufficio stampa della Regione, incarico mantenuto sino alla pensione.

È stato instancabile ricercatore e cultore della poesia sarda, il più grande conoscitore dei poeti estemporanei e a tavolino degli ultimi cento anni. Di sé scriveva di essere stato impegnato sin da bambino a scoprire il mistero della poesia che fiorisce nelle labbra de sos cantadores.

Biografo e amico strettissimo del più grande degli improvvisatori, Remundu Piras di Villanova Monteleone, è stato a sua volta poeta e scrittore, anche di prosa. Autore di innumerevoli saggi, fu anche protagonista di un fortunato sodalizio artistico con Piero Marras, con cui scrisse canzoni profonde e dolcissime.

Presidente e giurato di innumerevoli premi di poesia, ha intrattenuto relazioni intense, fertili di arte e pensiero, con i più grandi intellettuali sardi del Dopoguerra: dal già citato Mario Melis a Cicitu Masala, Eliseo Spiga, Nereide Rudas, Bachisio Bandinu e molti altri.

Paolo Pillonca lascia alla Sardegna un'eredità di studi preziosa e immortale, l'eco instancabile e inesausta dell'amore per la terra natale che guidò la sua professione, la sua arte e la sua vita.

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