Il caso di Ettore Majorana è uno di quei misteri che non smettono di affascinare e stimolare le ipotesi più disparate, perché la sua scomparsa risale a un'epoca fitta di trame oscure, quella del fascismo al suo culmine, a pochi anni dallo scoppio della guerra, e perché dietro la figura di questo fisico prodigioso e riservatissimo c'è la storia della ricerca scientifica che qualche anno più tardi porterà alla bomba atomica.

Gli ingredienti perfetti per un romanzo giallo, se non fosse che quel 27 marzo del 1938, dopo essersi imbarcato sul traghetto Tirrenia diretto a Napoli, Ettore Majorana è scomparso davvero.

E da allora di lui non si è saputo più nulla.

Della sua vita precedente si sa che mostrò doti matematiche fin dall'infanzia, che approdò alle facoltà di ingegneria e fisica laureandosi con un certo Enrico Fermi, che poi sarebbe stato la sua guida nello storico gruppo dei Ragazzi di via Panisperna, i giovani talenti della scienza che collaborarono alla scoperta dei neutroni lenti, gettando le basi per la costruzione del primo reattore nucleare e della bomba atomica.

Il gruppo di colleghi di Majorana a via Panisperna: da sinistra D'Agostino, Segré, Amaldi, Rasetti ed Enrico Fermi
Il gruppo di colleghi di Majorana a via Panisperna: da sinistra D'Agostino, Segré, Amaldi, Rasetti ed Enrico Fermi
Il gruppo di colleghi di Majorana a via Panisperna: da sinistra D'Agostino, Segré, Amaldi, Rasetti ed Enrico Fermi

E la fisica nucleare diventa il campo d'indagine prediletto da Majorana, a Roma e poi a Lipsia, dove collabora con l'illustre professore Werner Heisemberg ed è testimone della violenza nazista. Dopo aver detto no alle proposte di prestigiose università americane, sceglie di stabilirsi a Napoli mentre lentamente si chiude sempre più in se stesso, concentrandosi in modo ossessivo sulla ricerca nel campo dei neutrini.

Poi la scomparsa e il mistero su cui indaga il capo della polizia di allora Arturo Bocchino, incaricato personalmente da Benito Mussolini. Tra le ipotesi c'è anche quella del suicidio, avallata da un messaggio destinato ai familiari in cui Majorana scrive: "Ho un solo desiderio: che non vi vestiate di nero".

Da allora è stato detto e scritto di tutto, dagli avvistamenti in Germania e Argentina al rapimento e alla fuga in un convento, ma 80 anni dopo nessuno è riuscito a mettere davvero la parola fine al caso Majorana.

(Unioneonline/b.m.)
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