Quando Antonio Ibba, il vicino ottantatreenne, entra nel salotto, tziu Miro spalanca le braccia e sorride sornione.

"Tenìasta arrexioni. Asi bintu sa scummissa". E la sfida della vita, Casimiro Fois, classe di ferro 1917 e ieri cento candeline sulla torta, l'ha vinta ancora una volta. Come in quel lontano 17 settembre 1940 quando, lasciando il porto di Tobruk diretto in Italia, il suo cacciatorpediniere Aquilone urtò due mine magnetiche, colando a picco.

IL COMPLEANNO - È festa grande nella casa di tziu Miro. La porta che si affaccia su via Roma, a Giba, è spalancata. Tutti entrano e salutano con un abbraccio l'arzillo centenario. Lui, con accanto la moglie Maddalena Uccheddu, sposata 69 anni fa, dispensa sorrisi e baci a tutti.

Aiutato da una mente lucidissima e dall'immancabile sorriso, vola tra ricordi e aneddoti di una vita tutta da raccontare. "È stato per 40 anni anche dipendente comunale", sottolinea l'ex sindaco Learco, uno dei suoi 5 figli (gli altri sono Mario, Teresina, Luisella e Pier Paolo).

E di storie da narrare ne ha tantissime. Tanto che, qualche anno fa, sedutosi al pc (che utilizza tutt'ora, come lo smartphone), il cannoniere Fois della Regia Marina, matricola 50029, li ha messe nero su bianco nel libro "Ricordi e memorie di guerra".

ITALO BALBO - Un volume dove, oltre a ricordare le onorificenze ricevute (anche una Croce al merito di guerra), dedica ampio spazio a un episodio, accaduto il 28 giugno 1940, e vissuto in prima persona seduto alla mitragliera dell'Aquilone.

"Gridavamo: 'Vittoria! Vittoria!'. Giuro, c'era foschia quel tardo pomeriggio ed eravamo appena scampati ad un bombardamento inglese. Non potevamo sapere che con quella raffica di contraerea avevamo appena abbattuto per errore il trimotore 'Savoia - Marchetti 79' pilotato da Italo Balbo, il Governatore generale della Libia, all'epoca colonia italiana".

Ma tra una storia e l'altra la festa prosegue e da tziu Fois arriva il sindaco Andrea Pisanu che gli consegna una targa per il prestigioso traguardo dei 100 anni.

E lui ricambia con una piccola pergamena. Dentro c'è una penna con inciso un augurio: "A mi sorigai e superai cun saluri" (Che mi raggiungiate e superiate con salute). E proferito da chi ne ha visto e superate tante non può che essere di buon auspicio.

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