Una donna forte e passionale, Maria Carta, che si è battuta per restituire dignità e poesia alla sua terra. Un’esperienza artistica e un passaggio umano troppo brevi, ma che hanno lasciato un’impronta indelebile nel patrimonio culturale dell’Isola, un richiamo per culture diverse e distanti.

***************************************

È Siligo, piccolo centro in provincia di Sassari nel cuore del Logudoro Mejlogu, a dare i natali, il 24 giugno del 1934, alla grandissima Maria Carta.

La piccola Maria, instancabile, non si sottrae sin dai primi anni alle necessità di una famiglia povera e che ne richiede l’impegno: si dedica alla ricerca della legna insieme alla nonna, raccoglie le olive, fila la lana, lavora il grano.

L'INFANZIA - La musica le è da subito compagna, anche in quel lungo tragitto a piedi, scalzi, da Sìligo a Biddanòa, che ogni giorno percorre al buio con la cesta colma di panni da lavare al fiume. E la magia del canto sardo prende forza nelle sue corde vocali di bimba incredibilmente dotata.

Maria Carta cresce, dunque, in povertà, con un padre perso troppo presto, all’età di otto anni, dolore lacerante e che la accompagnerà per tutta la vita. Guarda fuori dalla finestra di casa la terra arida e dura, e sogna una vita migliore.

Nel 1957 vince il concorso di bellezza "Miss Sardegna". Un’evasione culturale che segna l’inizio di una marcata emancipazione. Nel 1958 si trasferisce a Roma, e lì conosce lo sceneggiatore Salvatore Laurani, che diventerà suo marito e compagno per vent’anni, il mentore che la guiderà sui palchi più importanti, sino ad allora solo timidamente sognati.

Un'altra splendida istantanea della cantante sarda
Un'altra splendida istantanea della cantante sarda
Un'altra splendida istantanea della cantante sarda

Attraverso il Centro studi di musica popolare, diretto da Diego Carpitella, nell’Accademia di Santa Cecilia a Roma, Maria intraprende un percorso di ricerca musicale ed etnografica, che le consente di esplorare la propria terra e riportare in auge antichi canti. La sua conoscenza profonda del passato musicale sardo, le permette di far rivivere storia e tradizioni di un popolo che tanto ha da raccontare.

LE LUCI DELLA RIBALTA - Nel 1971 brillano le luci della ribalta nazionale con la realizzazione di due album, "Sardegna canta" e "Paradiso in re", in collaborazione con l’etnomusicologo Gavino Gabriel. Va poi in onda uno straordinario documentario trasmesso dalla Rai, "Incontro con Maria Carta", nel quale la cantante affianca Riccardo Cucciolla in un viaggio recitato e cantato lungo i sentieri malinconici e vitali della Sardegna.

Nel 1972 interpreta Medea nel lavoro di Franco Enriquez al Teatro Argentina di Roma e nello stesso anno tiene un importante concerto al Teatro Bol'šoj di Mosca. Recita anche nelle "Memorie di Adriano", messo in scena con Giorgio Albertazzi.

Nel 1974 è a "Canzonissima", occasione per ammaliare il pubblico con un fascino e un’eleganza con pochi precedenti, orgoglio dei propri conterranei. Tra le diverse incursioni sul grande schermo che compie grazie a Pasolini, Zeffirelli, Tornatore, Rosi e Cabiddu, celebre è la sua interpretazione della Signora Andolini, la madre di Vito Corleone, ne "Il padrino - Parte II" di Francis Ford Coppola. Incide poi, grazie a Ennio Morricone, la sigla dello sceneggiato tv "Mosè".

Artista poliedrica e dai mille volti, nel 1975 pubblica la raccolta di versi "Canto rituale", compendio di una denuncia sociale che eleva a protagonisti della narrazione i dimenticati e gli umili. Ne segue un’infaticabile partecipazione politica, che sfocerà nell’anno seguente con la sua elezione tra le file del Pci nel Consiglio comunale di Roma e che durerà sino al 1981.

Gli anni Ottanta segnano per la cantante un profondo cambiamento, anche a livello personale. Si separa da Salvatore Laurani e conosce un nuovo amore, dal quale nel 1981 avrà un figlio, David. La sua voce travalica i confini nazionali, spingendosi sino a New York, Filadelfia e San Francisco.

L'ultima esibizione con Andrea Parodi
L'ultima esibizione con Andrea Parodi
L'ultima esibizione con Andrea Parodi

GLI ULTIMI ANNI - È del 1993 l’album "Le memorie della musica", ultima fatica della cantante ormai provata dal cancro che la affligge. Con l’omonimo brano vorebbe partecipare al Festival di Sanremo, come una sorta di ultimo desiderio, il suo testamento artistico, ma viene scartata.

La sua voce comincia a tradirla a causa della malattia e le cure. E il vigore con il quale affronta i suoi ultimi giorni è tuttavia esemplificazione del suo carattere passionale: non mancano le esibizioni, come la struggente versione a cappella di "No potho reposare" con Andrea Parodi in occasione della kermesse "In concerto con Maria".

Maria Carta muore il 22 settembre del 1994 all’età di 60 anni. Nel suo paese natale, Siligo, il ricordo trova un palcoscenico speciale con la creazione, nel 2003, del "Premio Maria Carta", riconoscimento che vedrà, fra gli altri premiati, nomi illustri come Andrea Parodi, Paolo Fresu, Vinicio Capossela e Piero Marras.

Nonostante lo scorrere del tempo, il suo nome resta ancora oggi simbolo indiscusso della produzione artistica dell’Isola. E il suo canto è una voce che parla la lingua di un passato millenario e nuragico, rivolto a chiunque abbia l’orecchio aperto e sensibile per ascoltarla.

La storia completa nel volume "Sardegna al femminile" disponibile nello store online a questo link
© Riproduzione riservata