È trascorso più di mezzo secolo da quando, nel 1946, per la prima volta in Italia una donna varcava la soglia di un Municipio per ricoprire il ruolo più importante, quello di sindaco.

Da allora, tra battaglie femministe e quote rosa, l’ascesa delle donne nell’olimpo della politica è proseguita, rivelandosi, spesso, un percorso irto di insidie. E non senza curiose polemiche o rivendicazioni, come quella relativa a chi fu, cronologicamente parlando, la prima donna sindaco in Italia.

Appena pochi giorni fa la nostra testata pubblicava la storia di Ninetta Bartoli, sindaco a Borutta, indicandola come la prima donna a ricevere nel Paese la fascia tricolore. Ne sono seguite segnalazioni, con tanto di documenti alla mano, dei sindaci di altre località, dentro e fuori la Sardegna, che rivendicavano per il proprio territorio questo importante primato.

Accanto alla Bartoli, fra le primissime donne elette alle elezioni di primavera del 1946 ci sarebbero, infatti, anche Margherita Sanna, al comune sardo di Orune, Ada Natali, al comune di Massa Fermana in provincia di Ascoli Piceno, e ancora Caterina Tufarelli Palumbo Pisani, eletta alla giovanissima età di 24 anni al comune di San Sosti in provincia di Cosenza.

Secondo quanto alcuni storici da noi interpellati hanno ricostruito, a partire dalla documentazione conservata negli archivi comunali, nel 1946 le elezioni amministrative di primavera si tennero nelle giornate del 10, 17, 24 e 31 marzo e del 7 aprile.

La Bartoli ottenne già nelle prima giornata di votazioni del 10 marzo l’ottantanove per cento delle preferenze, affermandosi , quindi, subito a sindaco del proprio paese. Per Caterina Tufarelli Palumbo Pisani il riconoscimento sarebbe avvenuto il 24 marzo, per Ada Natali il 31 marzo, per Margherita Sanna il 7 aprile.

Questo quanto le nostre cronache hanno potuto raccogliere, ma che volentieri rimetteremo in discussione qualora emergessero evidenze diverse.

La realtà dei fatti, però, è che al di là delle genuine e vivaci considerazioni campanilistiche, nel 1946 e per la prima volta alle donne italiane fu data la possibilità di esprimere la propria capacità di leadership anche nell’ambito della politica locale: risposero con autorevolezza, determinazione, tenacia, grandissimo impegno.

Ninetta Bartoli avrebbe mantenuto l’incarico per 12 anni, Margherita Sanna per tre legislature, Ada Natali per 13 anni. E accanto a loro molte altre donne elette in quella stessa tornata elettorale: come la veneta Ottavia Fontana, la maestra elementare Alda Arisi di Borgosatollo, nel bresciano, Elena Tosetti di Fanano, nel modenese, Anna Montiroli di Roccantica, in provincia di Rieti, la calabrese Lydia Toraldo Serra di Tropea, la perugina Elsa Damiani Prampolini di Spello.

Una prova di amore civico senza pari, nella complicata situazione politica e sociale del secondo dopoguerra italiano. E una lezione di quella generosità e dedizione che, molto spesso, solo il genere femminile sa dare. E che merita di non essere dimenticata.
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