La tassa sul lusso della Sardegna viola le norme comunitarie. E' quanto ha stabilito la Corte di Giustizia europea del Lussemburgo spiegando che l'imposta regionale sullo scalo turistico di aeromobili e di imbarcazioni che grava sui soggetti aventi domicilio fiscale al di fuori della Regione, è in contrasto con il principio della libera prestazione dei servizi e costituisce quindi un aiuto di stato. L'introduzione di quelle che impropriamente vennero chiamate "Tasse sul lusso" (poi abolite dalla Finanziaria regionale 2009), ma che secondo i promotori della norma erano delle "tasse per lo sviluppo dell'isola" richieste a chi giungeva in Sardegna per poterla salvaguardare e tutelare e non un balzello per i ricchi, suscitarono, tre anni fa non poche polemiche fra i sostenitori del provvedimento voluto dalla Giunta di Renato Soru e gli oppositori, politici, imprenditori, fra i quali si schierò anche uno dei protagonisti delle vacanze dorate in Costa Smeralda, Flavio Briatore.

BRIATORE. Il patron del Billionaire, addirittura, spiegò - in un messaggio promozionale lanciato sui quotidiani regionali e nazionali - che "il lusso non è un reato". Briatore annotò anche tutto quello che di positivo i ricchi vacanzieri avevano fatto per l'isola negli anni. "Ricchi capaci di fare qualcosa di concreto - aveva assicurato nel messaggio a pagamento il manager - non solo abili a stappare bottiglie di champagne". Concetti ribaditi anche negli anni successivi perché "chi ha fatto soldi non è stupido e non vuole venire in Sardegna per essere preso in giro: è assurdo che gli si chieda una tassa sul lusso per mettere piede sull'Isola".

LA GIUNTA CAPPELLACCI. La recente Finanziaria 2009 della Regione Sardegna ha, comunque, abrogato la tassa sul lusso a carico dei non residenti nell'isola, voluta da Soru, sull'ormeggio delle barche da diporto e sul transito degli aerei privati e ha anche cancellato l'imposta comunale di soggiorno. La decisione di oggi della Corte europea viene dopo la domanda di pronuncia pregiudiziale alla Corte Ue proposta dalla Corte costituzionale italiana il 21 aprile 2008 sulla base dell'impugnazione da parte del Governo della norma varata dalla giunta Soru (centrosinistra), poi abolita con la manovra 2009 varata dall'esecutivo di Ugo Cappellacci (centrodestra).

L'IMPUGNAZIONE DA PARTE DEL GOVERNO NAZIONALE. Già il 27 luglio 2007 il Governo aveva deciso di impugnare la tassa sul lusso adottata dalla Regione. In particolare il ministro degli Affari Regionali, Linda Lanzillotta, aveva tenuto una relazione sull'argomento, ed era stato spiegato che "le norme impugnate che introducono nuove imposte (o modificano la disciplina di imposte esistenti), presentano numerosi profili di apparente illegittimità costituzionale".

LA PRONUNCIA DELLA CONSULTA. Il 13 febbraio 2008 la Corte Costituzionale aveva giudicato parzialmente illegittime le cosiddette "tasse sul lusso" introdotte in Sardegna con la Finanziaria regionale 2006 e confermate l'anno successivo, per la parte relativa agli immobili. In sintesi le motivazioni avevano stabilito che "con l'introduzione dell'imposta sulle seconde case ad uso turistico e delle plusvalenze dei fabbricati adibiti a seconde case, la Regione sarda ha violato alcune norme dello Statuto e dei principi del sistema tributario dello Stato, mentre non vi è stata violazione della legge che ha modificato il Titolo V della seconda parte della Costituzione".
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