L'11 novembre l'allevatore di Bonorva Giovanni Battista Pinna, rapito il 19 settembre del 2006, sarà in aula per deporre nel processo contro Salvatore Atzas e Natalino Barranca, i due accusati di essere stati i suoi carcerieri nell'ovile prigione di ''Su Padru'', nelle campagne di Sedilo, dal quale l'ostaggio fuggì il 28 maggio 2007. La notizia è stata diffusa dal pm Gilberto Ganassi in chiusura dell'udienza odierna. 

LE IMMAGINI DEL SEQUESTRO Ieri, attraverso fotografie e riprese video, sono stati ricostruiti in aula i momenti successivi alla liberazione dell'allevatore. Per la prima volta uno dei due imputati ha preso la parola: Salvatore Atzas ha voluto rendere dichiarazioni spontanee durante la deposizione del tenente Lorenzo Angioni, all'epoca vicecomandante del nucleo eliportato Cacciatori di Sardegna, il cui intervento venne richiesto il giorno della liberazione di Titti Pinna. Atzas, dalla cella da cui assiste al dibattimento, seduto di fianco al coimputato Natalino Barranca, ha raccontato di aver appreso dell'accaduto dalla televisione di un bar di Sedilo in cui si trovava la mattina del 28 maggio e di avere immediatamente raggiunto la zona di ''Su Padru''. Lì, come confermato dallo stesso Angioni, Atzas ha detto di essere stato intercettato dal tenente Angioni. Secondo l'imputato, l'ufficiale prendendolo sottobraccio l'avrebbe poi condotto all'interno dell'ovile dicendogli "Ora ti faccio vedere una cosa". Poi Atzas è stato accompagnato alla caserma dei carabinieri di Ghilarza e fermato. 

LE TESTIMONIANZE All'udienza di ieri ha deposto il medico legale Vindice Mingioni, che ha raccontato delle condizioni in cui Pinna è arrivato all'ospedale di Nuoro dopo la sua liberazione, corredando la sua testimonianza con le foto dell'ex ostaggio. Citando le perizie mediche condotte su Pinna. Mingioni ha detto che l'uomo mostrava sintomi della sindrome di Stoccolma e ringraziava i carcerieri per averlo lasciato vivere, affermando inoltre che qualche giorno dopo la liberazione la vittima è stata colpita da due attacchi epilettici. L'udienza si è conclusa con la deposizione del maggiore Alessandro Mameli dei Ris, che ha mostrato foto e video dell'ovile di ''Su Padru'', compresa la parte che avrebbe ospitato l'ostaggio: una cella nascosta da balle di fieno sistemate come gradoni e a cui si accede strisciando in un cunicolo per un metro e mezzo. ''La presunta prigione - ha spiegato Mameli - conteneva un materasso lurido, residui alimentari e bottiglie, e sono stati trovati topi e insetti''. 

LA PRESUNTA PRIGIONE Tra gli altri reperti, un passamontagna e una forchetta di plastica. Il locale è alto un metro e mezzo e largo circa un metro e settanta e, secondo la testimonianza dell'ufficiale, giunto sul posto il giorno della liberazione, era presente un forte odore di antiparassitari. Tra gli altri testimoni, il tenente Marco Di Maggio dei Cacciatori di Sardegna, che ha confermato quanto dichiarato da Pinna subito dopo la sua fuga: la presenza, cioè, di un cavallo alla sua sinistra e di alcune pecore alla sua destra, mentre lasciava la prigione.

 

 
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