"Ho un solo desiderio, prima di morire: voglio ritrovare mio figlio, ciò che ne resta. Fino ad allora non commenterò più niente. Mi dispiace aver appreso della riapertura delle indagini dal giornale. Dopo 25 anni di buio pensavo di avere diritto a un po' di attenzione".

Vuoto incolmabile - Il dolore di Rosalba Dore, madre di Giuseppe Sechi, manovale di Ossi, scomparso nel nulla a 21 anni, non si è mai placato. "Ci si convive sa, un peso che ti porti sempre addosso. Non passa mai. Quando ti sembra che vada meglio è solo un'illusione, poi ritorna. Sono andata dappertutto, ho fatto mille passaggi in tv, le carovane della solidarietà. Ho parlato con ex sequestrati, ho condiviso il dolore dei familiari. Ora sono stanca. Quando il dolore si fa insopportabile, mi sforzo di pensare che lui sta bene, che sta lavorando dall'altra parte del mondo, si è fatto una vita. Ma non riesco a ingannarmi, lo so che non è vero. L'ho saputo da subito, da quella mattina in cui entrando nella sua camera ho visto che il letto non era sfatto".

Svolta - La notizia pubblicata sull'Unione Sarda, della riapertura dell'inchiesta su Paoletto Ruiu (il farmacista di Orune, rapito nel 1994 e mai più tornato a casa) e Giuseppe Sechi (21enne di Ossi, scomparso nel nulla), non la turba più di tanto; è abituata, semplicemente. "Hanno i tre Dna della mia famiglia, quello mio, quello di mio marito, quello di un fratello di Giuseppe. Il ritrovamento di resti umani (nel Supramonte ndr) fa pensare ai resti di ragazzi mai tornati a casa. Io non mi aspetto niente: prima facciano le analisi e poi ne parliamo".

La storia - Giuseppe Sechi scomparve la notte del 22 marzo del 1994. Tornava a Sassari da Sorso, prendeva il treno, dopo essere stato dalla sua fidanzata. Ma a casa non è mai arrivato. Un lembo del suo orecchio, il giorno dopo, era arrivato alla famiglia di Paoletto Ruiu, farmacista di Orune sequestrato qualche mese prima, per convincere la famiglia a pagare. Paoletto Ruiu in realtà era già morto. Ma gli inquirenti avevano fatto analizzare l'orecchio e avevano scoperto che apparteneva a Giuseppe Sechi, un perfetto sconosciuto. Manovale, fidanzato da un anno, estraneo a ogni ambiente a rischio, lo avevano rapito e lo avevano usato, per tenere in vita un povero sequestrato morto. "La sorella mi aveva detto di aver capito allora che suo fratello non lo avrebbe rivisto più". Infami, senza dignità. Così, dice Rosalba, li consideravano tutti, persino gli altri sequestratori: "Giuseppe Vinci (un altro sequestrato ndr) mi aveva raccontato che durante la prigionia, uno dei suoi rapitori, mentre gli tagliava i capelli, aveva inveito contro quella gente 'senza onore, che aveva rubato un ragazzo qualunque, solo per staccargli un orecchio'".

"Le lacrime ormai scendono da sole, senza chiedere il permesso. Mi dicono 'Rosalba, fai la tua vita'. Ma la mia vita è questa, arrivare a mettere un punto. Ci siamo aiutati, certo, la mia famiglia, mio marito. Abbiamo superato tanti ostacoli. Il fratello più piccolo di Giuseppe non mangiava più, non voleva uscire dalla sua stanza. Erano molto legati".

"Giuseppe avrebbe compiuto 44 anni a marzo. Quanti spiragli si sono aperti, in questi 25 anni, quante volte ci ho creduto. Al lupo, al lupo, ogni volta. Tutta la famiglia in tensione e poi niente. Sì, l'ho sentita anche io la notizia del ritrovamento delle ossa, su Videolina. Ma devono ancora analizzare i resti, dopo se ne potrà parlare. Quello che mi addolora è che gli inquirenti non mi abbiano detto nulla, nessuno ha bussato alla mia porta. Mi sembra che non esistiamo più per nessuno".

"La sensazione, ogni volta che si riparla di Giuseppe, è sempre la solita: cado di nuovo in depressione, ne sono uscita sa, ma ogni tanto ritorna, è sempre un figlio che ti manca. Ricordo quando sono andata dai carabinieri, la mattina, quando non lo avevo trovato. 'Signora suo figlio è maggiorenne, vedrà, si sarà dimenticato di avvisare'. Ma io sapevo. Mia madre mi diceva, in sardo: 'Vedrai te lo ritroverai davanti alla porta uno di questi giorni'. Non le ho mai creduto". L'unica risata la regala quando parla dei nipoti, tante femminucce, un maschietto: "Una benedizione, non ha idea della baldoria, la domenica". Una si chiama Giuseppina.

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