Una vita segnata. Una vita maledetta.

È quella di Luigi Chiatti, il Mostro di Foligno, che tra il 1992 e il 1993 uccise due bambini, Simone Allegretti, di quattro anni, e Lorenzo Paolucci, tredicenne.

Nato in Umbria nel 1968 con il nome di Antonio Rossi, la madre Marisa, cameriera con pochi mezzi, fu costretta ad abbandonarlo.

Fino a sei anni, dunque, quello che da adulto diventerà uno degli assassini più efferati della storia criminale del Novecento italiano, visse in orfanotrofio, a Narni, in provincia di Terni.

Quindi l'adozione, da parte di Ermanno Chiatti e di sua moglie Giacoma, che gli cambiarono il nome in Luigi e lo portarono a Foligno, in provincia di Livorno.

Un'infanzia travagliata, un'adolescenza difficile.

La casa di Chiatti a Foligno (Ansa)
La casa di Chiatti a Foligno (Ansa)
La casa di Chiatti a Foligno (Ansa)

Poi i delitti, compiuti a 24 anni.

La prima vittima venne trovata senza vita in una scarpata, nell'ottobre del 1992: Simone Allegretti, 4 anni appena.

Un anno dopo, nell'agosto 1993, un secondo bimbo venne ritrovato senza vita: Lorenzo Paolucci, tredicenne.

Le forze dell'ordine arrivarono quasi subito a Chiatti: il secondo cadavere venne infatti rinvenuto a poche decine di metri dall'abitazione della famiglia a Foligno.

Seguì il processo di primo grado, al termine del quale il "Mostro" venne condannato a due ergastoli.

Ma la Corte d'Appello giudico invece Chiatti "semi-infermo", riducendo la pena a 30 anni.

Una sentenza confermata dalla Cassazione.

Dopo aver scontato una lunga pena nel carcere di Prato, Chiatti è stato trasferito al Rems di Capoterra, una delle strutture che hanno sostituito i vecchi ospedali psichiatrici.

Qui Chiatti, che oggi ha 50 anni, dovrebbe restare almeno fino al 2020.

Da qui ha scritto una lettera a L'Unione Sarda, chiedendo ai famigliari delle sue piccole vittime perdono per i crimini commessi nel corso della sua maledetta esistenza.

(Unioneonline/l.f.)
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