Sarà il confronto fra Dna a dire se il cadavere trovato dai carabinieri mercoledì mattina nelle campagne di Ghilarza è quello di Manuel Careddu.

Intanto, al termine dell'autopsia, il professor Roberto Testi, il super perito nominato dal procuratore Ezio Domenico Basso, ha individuato la causa della morte avvenuta, in termini scientifici, per "politraumatismo cranico da uno o più corpi contundenti". In altre parole, il cranio del ragazzo è stato fracassato. E questo dettaglio fa pensare che il cadavere trovato possa essere proprio quello di Manuel: dalle intercettazioni in mano alla Procura, le modalità del delitto sono proprio queste.

Un altro elemento è emerso dall'esame autoptico, effettuato ieri pomeriggio: il cadavere non è stato sezionato dai suoi aguzzini, come era stato ipotizzato, forse a causa di uno spostamento delle costole, dovuto probabilmente al seppellimento forzato di un corpo troppo grande in una fossa troppo piccola.

DNA A CONFRONTO - Ieri il medico legale torinese ha effettuato un prelievo di sostanze biologiche dal corpo trovato sotto terra quattro giorni fa per poi trasmetterle ai carabinieri del Reparto investigativo scientifico di Cagliari: a questi ultimi il compito di svolgere la comparazione del profilo genetico estrapolato dal cadavere con quelli della madre e del padre di Manuel.

Un'operazione che richiederà ancora qualche giorno, solo a quel punto si potrà avere la conferma ufficiale che il cadavere, in condizioni poco più che scheletriche, è quello del diciottenne di Macomer scomparso l'11 settembre scorso e mai più tornato a casa. Il cadavere è stato trovato, dopo una settimana di ricerche, a mezzo metro sotto terra nelle campagne di Ghilarza. Un luogo nel quale gli inquirenti sono arrivati su indicazione ben precisa data dai giovani arrestati il 10 ottobre scorso: tre ventenni di Ghilarza Christian Fodde, Riccardo Carta e Matteo Satta, una diciassettenne e un coetaneo.

LA SUPERPERIZIA - L'incarico al professor Testi è stato affidato ieri mattina nella Procura del Tribunale per i minori: c'erano il procuratore capo Anna Cau e il pm Chiara Manganiello, il sostituto procuratore di Oristano Andrea Chelo e l'avvocato Gianfrancesco Piscitelli (che assiste Corrado Careddu, padre di Manuel).

Il medico legale torinese, che si è occupato di casi noti come quello di Cogne, Garlasco e via Poma, ha acquisito i verbali di interrogatorio degli indagati per l'omicidio e delle intercettazioni ambientali che hanno portato al loro arresto. La relazione sarà depositata entro sessanta giorni, mentre il perito ha già prelevato i reperti per il Dna da consegnare al Ris di Cagliari.

"Il dolore per la madre di Manuel aumenta anche in ragione del fatto che gli accertamenti in corso richiedono ancora qualche giorno di tempo, per il funerale si dovrà aspettare", spiega l'avvocato Luciano Rubattu che assiste Fabiola Balardi e la nonna Gavina Puggioni. "A riconoscimento avvenuto" ha aggiunto l'avvocato Piscitelli, "verrà data autorizzazione da parte della magistratura per la sepoltura ma non per la cremazione a cui il padre si oppone fermamente".

AUTOPSIA - Dall'esame autoptico si attendono responsi utili all'indagine, a partire dall'epoca del delitto, quanti colpi hanno causato il decesso e se sono stati inferti da una o più persone. Quesiti ai quali il professor Testi darà una risposta entro 60 giorni. A quel punto il quadro dovrebbe essere più chiaro.

GLI INDAGATI - Carta, Fodde e Satta sono in cella a Massama da 11 giorni, il minorenne si trova nel carcere di Quartucciu; infine, la diciassettenne da una settimana è stata trasferita nel carcere di Roma, visto che in Sardegna non esiste la sezione femminile nel carcere per i minori. Per tutti i ragazzi accuse pesantissime: concorso in omicidio pluriaggravato dalla premeditazione e dai futili motivi e occultamento di cadavere.

Patrizia Mocci

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