Nove anni di reclusione, uno in più rispetto alle richieste del pm Livia Locci.

È questa l'esemplare condanna per estorsione e truffa inflitta ieri dal Tribunale di Torino a Simone Atzori, piemontese e sardo d'origine con la passione per le truffe e l'accusa di aver provocato il suicidio di un giovane barbaricino.

L'uomo ieri è stato giudicato dal gup del Tribunale di Torino insieme ad altre 13 persone, condannate con pene che vanno dai 6 mesi ai 3 anni e 7 mesi.

Lui, Atzori, è il finto poliziotto che chiamava le sue vittime spacciandosi per Marco Gigliotti, della Polpost di Roma. Gli bastava pronunciare la parola "matricola ER432" per far cadere ogni dubbio. E convincerli che, avendo violato le leggi pubblicando annunci illegali su siti come Subito.it oppure in altri portali di incontri erotici, dovevano "pagare" una sanzione amministrativa per evitare guai con la giustizia.

Le indagini erano partite da un suicidio avvenuto in un centro del Nuorese. La famiglia della vittima non si spiegava il suo gesto, ma aveva trovato degli appunti in cui erano riportati numeri di carte Postepay e codici fiscali dei beneficiari. Insieme a questi c'era un bigliettino con su scritto Gigliotti, Roma Er432. Consegnato tutto ai militari, il resto è venuto da sé e l'inchiesta, da Nuoro, si è allargata a macchia d'olio.

Ad Atzori, per il suicidio, è stata mossa anche l'accusa di morte come conseguenza di altro delitto, procedimento che è ancora nella fase delle indagini preliminari.
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