Almeno tredici coltellate con un pugnale tipo "Rambo". È stato un "omicidio feroce" quello compiuto da Giovanni Murru, 47 anni, tabaccaio di Iglesias.

L'uomo, il 2 marzo dell'anno scorso, ha ucciso Federica Madau, la moglie di undici anni più giovane che aveva deciso di separarsi.

A evidenziare l'efferatezza del fatto è il giudice Ermengarda Ferrarese, nelle motivazioni della sentenza che ha pronunciato il 22 giugno scorso, condannando l'uomo a 30 anni di reclusione, per effetto dello sconto di un terzo della pena derivante dalla scelta del rito abbreviato.

Il giudice descrive il fatto come "un freddo agguato perché Murru ha predisposto una serie di elementi che hanno reso più agevole l'omicidio". E ancora: "Un omicidio feroce a fronte di una enorme differenza di potenziale che ha visto Federica sempre soccombente rispetto alla violenza di Murru, in assenza del minimo elemento per sostenere una conflittualità bidirezionale".

La brutalità dell'assassinio di Federica - fatto che aveva profondamente scosso Iglesias - era emersa da subito alla luce della ricostruzione compiuta dagli agenti del commissariato di Polizia di Iglesias, all'epoca coordinati dal vice questore Fabrizio Figliola. Il risultato dell'autopsia ha, poi, dato ulteriore conferma dell'efferatezza dell'assassinio.

Il giudice fa riferimento anche al fatto che "il delitto è stato programmato sin nei minimi dettagli in un arco di tempo che può essere collocato tra le 16 e le 20.20 del 2 marzo 2017". Ovvero: dal momento in cui Federica (che da alcuni mesi era ritornata a vivere con i genitori) aveva portato le figlie a casa dell'uomo, a quello in cui è andata a riprenderle, dopo essere stata chiamata da Murru.

L'uomo, dal carcere di Uta dove è detenuto dal marzo dell'anno scorso, aveva scritto due lettere, poi consegnate al giudice dal suo difensore (l'avvocato Gianfranco Trullu, il quale ha preannunciato da subito ricorso in Appello): una era, in realtà, un tema nel quale fa la cronistoria dell'omicidio della giovane moglie. Uno scritto impressionante: il racconto è fatto attraverso gli occhi di Federica.

Cinzia Simbula

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