I carabinieri cercano di chiudere il cerchio attorno alle altre persone che avrebbero aiutato Angelo Frigeri - l'uomo fermato con l'accusa di triplice omicidio - a uccidere Giovanni Maria Azzena, la moglie Giulia Zanzani e il piccolo Pietro. Gli investigatori tengono il più stretto riserbo. Gli inquirenti sono certi che l'operaio di 32 anni arrestato per il triplice omicidio di Tempio, non abbia agito da solo. Impossibile ieri - durante la trasmissione di Videolina "Dentro la notizia" - acquisire ulteriori dettagli sullo stato dell'inchiesta. Gli ospiti in studio (i giornalisti dell'Unione Sarda Giorgio Pisano e Ivan Paone, Bruno Loviselli della fondazione Antiusura della Caritas di Cagliari, il penalista Luigi Concas e la criminologa Cristina Cabras) hanno però provato a leggere quanto emerso. In particolare a dare spiegazione a un elemento incontrovertibile: la furia cieca di chi ha ucciso la coppia di coniugi e non si è fermata nemmeno davanti a un bambino di 12 anni. "Mi chiedo se ci sia differenza tra questo delitto e quello di Novi Ligure", ha detto in apertura di trasmissione il giornalista Giorgio Pisano. "Mi pare un omicidio compiuto in continuità territoriale rispetto ai delitti che la cronaca ha reso celebri". La criminologa Cristina Cabras, proprio riferendosi alle modalità con cui ha agito l'omicida ha parlato di "un delitto disorganizzato ma prodotto da odio e rancore che sono stati covati da tempo". Non ha nemmeno escluso che chi ha ucciso possa avere agito da solo. Di diversa opinione l'avvocato Luigi Concas che si è invece detto certo - anche alla luce degli atti dell'indagine - che a breve gli investigatori giungeranno al nome di uno o più complici.

Durante la trasmissione si è poi ragionato sul presunto movente della strage. L’inchiesta ha seguito sin da subito (visti i precedenti di una delle vittime, il capofamiglia Giovanni Maria Azzena) la pista delll’usura. Del fenomeno ha parlato in studio Bruno Loviselli della fondazione Antiusura della Caritas di Cagliari, focalizzando l'attenzione sul fatto che si tratti di un reato subdolo che spinge spesso a non denunciare di esserne vittima.In collegamento da Tempio hanno analizzato il problema anche don Francesco Tamponi e don Antonio Tamponi. Entrambi hanno focalizzato l'attenzione su un tessuto sociale - che reso sempre più fragile dalla crisi e dalla povertà che avanza - rende difficile le relazioni personali e indispensabile la disponibilità all'ascolto. Ai microfoni dei giornalisti Giampaolo Cuccuru e Andrea Busia hanno poi parlato i rappresentanti della comunità ferita e sconvolta dalla strage. Primo fra tutti il sindaco Romeo Frediani. Gli amministratori hanno voluto allontanare dalla cittadina gallurese il sospetto che, tra le case di granito, possano partorirsi e celarsi mostri.

Nella sala consiliare di Tempio - da cui si è svolto il collegamento in diretta - c'erano anche i compagni di squadra del piccolo Pietro. Il presidente della società "Civitas" e l'allenatore hanno parlato del bisogno di far riflettere i bambini - anche attraverso la momentanea sospensione di tutte le manifestazioni di festa - sulla gravità dell'accaduto. In un secondo tempo - hanno annunciato - grazie a interventi di supporto psicologico aiuteranno gli allievi della scuola calcio a metabolizzare il sentimento di smarrimento e di paura.
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