Con queste parole il sostituto procuratore ha ricostruito in serata il quadro dell'assetto urbanistico e idrogeologico di Olbia emerso durante il lungo confronto con i periti che, all'indomani dell'alluvione, sono stati nominati dalla Procura per aiutare i magistrati ad individuare eventuali responsabilità del disastro. L'inchiesta di Rossi segue tre filoni: la voragine apertasi a Monte Pino che ha inghiottito tre vite; la morte dei quattro brasiliani nella cantina di Arzachena; infine l'assetto urbanistico di Olbia, con licenze, condoni e piani di risanamento ora sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti. Ed è quest'ultimo il filone che sta togliendo il sonno ai magistrati e ai consulenti, che si stanno occupando di sovrapporre i vari piani di risanamento, con analisi dei progetti presentati in Comune dal 1949 a oggi.

LA VERIFICA - Da questa attenta verifica, sarebbero emersi canali a cui è stato imposto un percorso ad angolo retto e che, inevitabilmente, il 18 novembre hanno esondato. Canali massacrati e di cui si perderebbe il tragitto nei meandri della rete urbana. Abitazioni condonate, anche se forse non rispettavano i parametri previsti dalla normativa. Una situazione potenziale pericolosa in caso di calamità naturali, osserva la Procura.
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