“Una tragedia sfiorata ma ampiamente annunciata quella del liceo classico Dettori, perché le istituzioni hanno chiarissimo il quadro del degrado che caratterizza oltre il 50 per cento delle scuole in provincia di Cagliari (dato che riguarda purtroppo tutta la Sardegna) ma che in questi anni non ha spronato chi governa a intervenire con un piano per l’edilizia scolastica”: un atteggiamento irresponsabile secondo il segretario della Camera del lavoro Cgil di Cagliari Carmelo Farci, impegnato per anni alla guida della categoria degli edili, la Fillea, che considera l’edilizia scolastica una priorità, insieme all’attenzione per le regole e la legalità in tutto il settore.

“La responsabilità diretta è in capo alla Provincia ma è chiaro che l’input deriva anche da scelte regionali, scelte guidate dalla superficialità visto che, a fronte dell’esigenza di sicurezza che minaccia ogni giorno centinaia di studenti e insegnanti, non vengono destinate risorse specifiche nel bilancio regionale, lasciando tutto a fondi statali, evidentemente insufficienti e spesi per giunta con colpevole lentezza”. Va in questa direzione anche la richiesta avanzata dalla Cgil regionale di un Fondo Unico per le opere pubbliche, che permetterebbe di aprire cantieri subito, per infrastrutture e messa in sicurezza di numerosi edifici, ma che la Giunta regionale, purtroppo, non ritiene strategico.

Nel frattempo, la segretaria territoriale della Fillea Cgil Erika Collu sollecita “l’apertura immediata di cantieri per mettere in sicurezza le scuole più a rischio, investendo prima di tutto le risorse disponibili nell’immediato, ma predisponendo un piano organico di ristrutturazione di tutto il patrimonio scolastico esistente”.

La Cgil giudica inaccettabile il fatto che quando si parla di edilizia lo si fa immaginando nuove cubature e nuove speculazioni, magari sulle coste, come dimostra l’impianto dato dalla Giunta Cappellacci al piano paesaggistico: “E’ un intervento che risponde a interessi di pochi e che non serve alla Sardegna e ai sardi, che hanno bisogno di scelte ben diverse, come hanno dimostrato anche i drammatici eventi seguiti all’alluvione: insieme a ponti, strade, abitazioni e attività produttive, sono stati spazzati via edifici scolastici che, solo per un caso fortuito, nel momento di maggiore criticità erano vuoti”.

Perciò la priorità del settore edile resta la ricostruzione (anche per risolvere il grave ritardo nella rimozione dell’amianto) e la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, in primo luogo le scuole, non certo una politica irresponsabile di nuova cementificazione.
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