L’idea è più o meno questa: se già nei concorsi pubblici della Regione viene valutata la conoscenza del sardo, perché non introdurre questo criterio anche nelle selezioni del Comune? La direzione indicata dal Consiglio è chiara: la limba, magari nella variante campidanese, sarà tra le <premialità>, cioè attribuirà punti, nelle graduatorie delle assunzioni. La mozione proposta da Enrico Lobina (Federazione della sinistra) ha però creato più di una spaccatura all’interno dell’aula. Non solo la classica divisione tra maggioranza e opposizione, non scontata visto che l’argomento è diventato negli anni bipartisan: anche all’interno del centrosinistra e del Pd c’è chi ha preferito astenersi o allontanarsi dai banchi.

Pure il sindaco ha espresso qualche perplessità sulla legittimità della scelta: in punta di diritto sarebbe difficile inserire nei bandi un criterio di valutazione di questo tipo senza prestare il fianco a ricorsi. Claudio Cugusi parla addirittura di un <provvedimento che ha il sapore del leghismo, pur non essendo leghista il proponente>. Secondo il consigliere del Partito democratico la mozione <presenta più di una lacuna e non troverà mai nessuna attuazione pratica: il sardo deve prima essere insegnato nelle scuole, solo dopo si può chiedere a chi partecipa ai concorsi di conoscerlo e parlarlo>. Un suo emendamento prevedeva proprio una soluzione del genere, ma non è nemmeno arrivato alla votazione (Lobina ha espresso parere contrario): <Presenterò una delibera nei prossimi mesi>, annuncia Cugusi.

Sul tema dell’insegnamento nelle scuole sarebbe stato d’accordo anche il Pdl, che invece si è astenuto nella votazione finale: <Il tema del bilinguismo non può essere ridotto a una semplice mozione. Avevo invitato Lobina a ritirare il documento: serve un discorso più ampio sull’argomento, che è caro a tutti gli schieramenti. Qui poi c’è un grosso problema di legittimità. L’interesse pubblico a una conoscenza del sardo può esserci se c’è una selezione di impiegati che hanno relazioni col pubblico. Ma nei Comuni si fanno un concorsi per intere categorie, non per singole funzioni>, dice il capogruppo Giuseppe Farris.

Lobina ritiene invece che la mozione non creerà problemi sotto il profilo giuridico e rilancia: <Spero che provvedimenti simili vengano adottati da tutti i Comuni della Sardegna. Se vogliamo veramente puntare al bilinguismo dobbiamo affermare che il sardo è una lingua come tutte le altre. Come l’inglese o il francese. E dunque la sua conoscenza deve essere un elemento che porta a un premio nelle graduatorie>. Già, ma quale, tra le mille varianti del sardo, sarà quella giusta per scalare le classifiche dei concorsi? <Si dovrà dimostrare la conoscenza di elementi di lingua sarda: non ci sarà una prova scritta, ma un colloquio orale che creerà meno intoppi>.

Francesca Ghirra (Sel) ha votato a favore ma ritiene che <lo strumento più efficace per raggiungere e affermare il bilinguismo sia la scuola: in questo campo però deve intervenire la Regione. La mozione? E’ attuabile, certo. Però è necessare fare un ragionamento più ampio e complesso>. (m.r.)
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