All'indomani della sentenza di appello che ha assolto medici, infermieri e agenti della polizia penitenziaria per la morte di Stefano Cucchi, arrestato a Roma per droga nel 2009 e morto una settimana dopo all'ospedale Pertini, a parlare è la rabbia. Rabbia della sorella Ilaria, prima di tutti.

"Mi devono uccidere per fermarmi. Non ce l'ho con i giudici di appello - ha detto - ma adesso da cittadina comune mi aspetto il passo successivo e cioè ulteriori indagini, cosa che chiederò al procuratore capo Pignatone". Ilaria Cucchi ha poi spiegato che "il prossimo passo è la Cassazione e la Corte europea. Non è finita qui. Se lo Stato non sarà in gradi di giudicare se stesso, faremo l'ennesima figuraccia davanti alla Corte europea. Sono molto motivata".

LA SENTENZA - Sono stati tutti assolti - i medici, gli infermieri e gli agenti della polizia penitenziaria - gli imputati al processo per la morte di Stefano Cucchi. Lo ha deciso la Corte d'appello di Roma. La motivazione è quella dell'insufficienza di prove. Gli imputati erano accusati, a vario titolo, di abbandono di incapace, abuso d'ufficio, favoreggiamento, falsità ideologica, lesioni e abuso di autorità. Si tratta del primario del Reparto detenuti dell'ospedale Sandro Pertini, Aldo Fierro; i medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo e Rosita Caponetti; gli infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe; gli agenti della Penitenziaria Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici.

Dopo la lettura del dispositivo, la mamma di Stefano ha commentato: "Una sentenza assurda. Mio figlio è morto ancora una volta". Mentre la sorella Ilaria è scoppiata in lacrime. Il legale della famiglia, Fabio Anselmo, ha già annunciato il ricorso in Cassazione: "Vedremo le motivazioni - ha detto - poi faremo ricorso ai giudici della Suprema Corte".
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