Non è chiaro il motivo per cui Loris Gozi, il teste chiave dell'accusa nelle indagini sulla scomparsa di Roberta Ragusa, avvenuta il 13 gennaio 2012, sia andato a casa di un altro testimone, il vigile del fuoco Filippo Campisi. Lui non c'era - nell'abitazione si trovava solo sua moglie - ma al suo arrivo ha mandato via Gozi: "Non è il caso di incontrarci", gli avrebbe detto, poi ha informato i carabinieri e il sostituto procuratore Aldo Mantovani.

In questi giorni, intanto, un'altra persona, che vive nella stessa strada della famiglia Logli (Antonio Logli, il marito di Roberta, è indagato per omicidio e occultamento di cadavere), è stata ascoltata di nuovo dai militari poiché sostiene di aver visto la donna scomparsa la notte tra 13 e 14 gennaio con l'immancabile pigiama rosa. L'unico che comunque finora gode della credibilità degli inquirenti resta Loris Gozi; anche lo chef italiano Pasquale Davi, il quale ha raccontato di aver incontrato Roberta Ragusa a Cannes e di averle parlato, non è ritenuto affidabile. Principalmente perché ha fornito due date diverse sull'incontro e poi perché non è risultata alcuna traccia della telefonata che dice di aver fatto alle autorità pisane nel maggio 2012 per segnalare quanto accaduto in Costa Azzurra. In secondo luogo perché il suo collega, Nicolas Bandinelli, non ha mai confermato di aver visto, come sostenuto da Davi, Roberta: quel giorno aveva il turno serale al ristorante e al momento dell'avvistamento, intorno alle 16, non era sul posto di lavoro.

L'unica versione che resta in piedi, al momento, è quella di Gozi: la notte del 13 gennaio avrebbe visto Antonio Logli, a mezzanotte, da solo in auto in via Gigli e poi, ma con una sicurezza del 70 per cento, mentre litigava, nella stessa strada, con una donna: "La spinse dentro la macchina e sentii un colpo forte, come se avesse battuto la testa".
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