La latitanza di Michele Zagaria, la primula rossa di Gomorra, è finita intorno a mezzogiorno di una bella giornata di dicembre a Casapesenna, comune di poco più di seimila anime del Casertano. Il capo dei Casalesi, l'ultimo anello che mancava alla giustizia per considerare chiusa la stagione di Gomorra, si nascondeva in un bunker ricavato sotto terra, cinque metri sotto il pavimento della villetta al centro del paese in cui da anni aveva trovato rifugio. I poliziotti, una volta certi di averlo individuato, per arrivare a lui hanno dovuto scavare nel cemento armato con una trivella.

L'operazione è stata condotta dalla Squadra Mobile di Napoli, insieme a quella di Caserta e allo Sco della polizia. Il boss, 53 anni, era latitante dal 1995, ed era ricercato per associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, rapina e altri reati. Era con lui, il volto imprenditoriale del clan, che la camorra dei Casalesi aveva fatto il salto di qualità entrando negli appalti che contano a Milano e in altre città del Nord. Zagaria ha capito che per lui era finita e si è arreso quando gli agenti hanno staccato la corrente elettrica che garantiva l'aerazione nel covo. Il boss ha temuto di morire soffocato e ha cominciato a urlare per segnalare la propria presenza. Dopo l'arresto, ha raccontato quei momenti di paura agli uomini in divisa: "Vi chiamavo e non mi sentivate...". "Avete vinto voi, ha vinto lo Stato" le prime parole che il boss ha rivolto ai pm della Dda che l'hanno raggiunto nel bunker. Quindi l'uscita tra due ali di folla, con i poliziotti festanti, ben 150 quelli che hanno messo sotto assedio Casapesenna, e i compaesani indifferenti.

Il boss, occhialetti da professore e testa bassa, è apparso piuttosto invecchiato rispetto agli ultimi identikit diffusi negli ultimi tempi. Nella questura di Caserta Zagaria è giunto accompagnato da una ventina di auto dalle quali spuntavano i pugni alzati dei poliziotti in segno di festa. All'esterno tanta folla, e molti ad incitare i poliziotti. Il superboss - secondo i magistrati della Dda - viveva in quel rifugio da anni, limitando moltissimo le uscite e salendo di tanto in tanto nella villetta in superficie di proprietà di un suo fiancheggiatore. Il covo si trovava sotto una camera della casa, il cui pavimento si sposta su binari per lasciare accesso al bunker. Un rifugio insomma "di ultima generazione", munito anche di telecamere di protezione e televisori. Nel bunker i libri del magistrato Raffaele Cantone e di Roberto Saviano, tante foto di famiglia sistemate a comporre un cuore su una parete, alcuni poster di auto di Formula 1 e un crocifisso.

Alle operazioni che hanno portato alla cattura di Michele Zagaria ha partecipato anche il vicequestore Vittorio Pisani, a lungo capo della squadra mobile di Napoli, per il quale la procura partenopea ha chiesto il rinvio a giudizio nell'ambito dell'inchiesta su riciclaggio e ristorazione in città. Dopo la notifica del divieto di dimora in provincia di Napoli, Pisani è stato trasferito al Servizio centrale operativo. Secondo i magistrati della Dda, ha dato un contributo importante al lavoro svolto a Casapesenna.

Zagaria deve scontare diversi ergastoli e sarà detenuto nel carcere di Novara in regime di 41 bis.

Unanimi i commenti delle istituzioni e di tutti i partiti, a partire dal Capo dello stato Giorgio Napolitano che, informato a Milano dell'arresto del boss, ha espresso vivo apprezzamento "per l'importante risultato conseguito nel contrasto alla criminalità organizzata". Il presidente del Consiglio Mario Monti ha chiesto ai ministri dell'Interno e della Giustizia di complimentarsi con le donne e gli uomini della Polizia di Stato e della magistratura: "E' una bella giornata per la Campania e per tutte le persone oneste" ha commentato. Congratulazioni dal presidente del Senato Renato Schifani e da quello della Camera Gianfranco Fini. L'arresto di Michele Zagaria "è un grandissimo successo dello Stato" dice il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri sottolineando che si tratta di un colpo "non solo al clan dei Casalesi ma all'intera organizzazione camorristica".

Da New York esulta Roberto Saviano: "Oggi è una bella giornata, ma la battaglia contro la criminalità imprenditoriale è ancora lunga". Mentre per l'ex pm della Dda Raffaele Cantone che per otto anni ha indagato sui Casalesi "il clan è stato sconfitto e ora cambierà pelle". "E' la liberazione da un incubo e da un mito" sottolinea il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso e festeggia anche il procuratore di Napoli Giandomenico Lepore prossimo alla pensione: "Un meraviglioso regalo", dice. "Ora - sottolinea il capo della Polizia Antonio Manganelli - deve iniziare una fase di liberazione" dei cittadini, che prevede il "totale ripristino della legalità" nelle zone controllate dai Casalesi.
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