È un'ammissione di colpa in piena regola quella che ha portato la dirigenza dell'ateneo di medicina di Tokyo a riammettere retroattivamente le 67 donne respinte ai test d'ammissione a partire dal 2006 per contenere la quota rosa all'interno dell'istituto.

Uno scandalo emerso alcuni mesi fa, durante le indagini su un caso di favoritismo che riguardava il figlio di un burocrate del ministero dell'Istruzione, ammesso all'università in cambio di fondi pubblici alla ricerca.

La vicenda è costata l'accusa di corruzione ai vertici dell'istituto e al funzionario ministeriale, ma soprattutto ha portato alla luce un vero e proprio sistema di falsificazione dei test d'ingresso alla facoltà di medicina a favore degli studenti maschi.

Una pratica discriminatoria motivata dal pregiudizio sessista secondo cui le donne lasciano frequentemente la professione medica per dedicarsi alla famiglia.

L'ateneo assicura che non avverranno più manipolazioni, ma non potranno recuperare tutte le aspiranti medico che per più di un decennio hanno dovuto rinunciare al sogno di studiare uno dei migliori istituti del Giappone.

(Unioneonline/b.m.)
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