Dopo la tragedia di Casteldaccia (Palermo), torna alla ribalta in Italia il tema degli abusi edilizi e dei relativi condoni.

Già caldo per il condono delle case abusive di Ischia inserito dal governo nel decreto Genova, il tema si è fatto incandescente con le nove vittime di Casteldaccia, travolte dalle acque del fiume Milicia mentre si trovavano in una casa che non doveva esserci.

Ed è diventato bollente, oggi, coinvolgendo la famiglia del vicepremier e leader pentastellato Luigi Di Maio.

Secondo quanto riportato da Repubblica, il padre del vicepremier - Antonio Di Maio - avrebbe fatto ricorso al condono di Craxi del 1985 per sanare gli abusi edilizi della casa di Pomigliano D'Arco in cui tuttora il ministro risiede.

Il quotidiano romano parla di 150 metri quadrati di abusi su due livelli, scaturiti dai lavori di ampliamento dell'abitazione di famiglia. Bagni, camere da letto, un tinello e uno studio, spiega ancora Repubblica.

Nel 2006 il padre di Di Maio (che all'epoca muoveva i primi passi in politica come militante del Movimento 5 Stelle) ha ricevuto il conto del condono e chiuso la pratica: con duemila euro ha sanato tutti gli abusi.

Il vicepremier ha immediatamente replicato all'inchiesta del quotidiano. Confermando di fatto la notizia.

"Stamattina - ha detto il ministro in diretta Facebook - Repubblica si è inventata questo scoop sul condono sulla casa di famiglia. Ho telefonato a mio padre e gli ho chiesto delucidazioni. Lui mi ha detto che nel 2006 ci è arrivata una risposta a una domanda di condono fatta nel 1985 su una casa costruita nel 1966 da mio nonno, in base al Regio decreto del 1942".

Insomma, spiega Di Maio. "Mio padre chiese la regolarizzazione della casa nel 1985 e presentò la domanda nell'aprile dell'86. Io chiaramente non ero ancora nato ma Repubblica non me lo perdonerà, questo è il grande scoop".

"Nessuno deve mai pensare che quando ricevo un'accusa del genere debba stare zitto", ha aggiunto Di Maio, per poi chiudere la sua diretta con una frase che ricorda i fasti di Sivlio Berlusconi. "A tutte queste persone che ogni giorno sputano veleno su di me, sul M5S, e forse solo così riescono ad andare sui quotidiani nazionali, dico: metteteci un po' più di amore e meno rabbia".

Fin qui i fatti, a cui si possono aggiungere alcune considerazioni. Certamente Di Maio non può essere accusato per un condono chiesto più di 30 anni fa dal padre e sanato nel 2006, ma il leader pentastellato non ha dato dimostrazione di quella trasparenza che chiede agli altri. Neanche ora che il tema dei condoni edilizi e delle case abusive è ampiamente discusso aveva mai parlato della questione. Ha aspettato di vedere la sua famiglia in prima pagina per concedere una replica stizzita che, di fatto, conferma la notizia.

Per chiudere, il condono di cui ha usufruito il papà di Di Maio è quello edilizio più a maglie larghe della storia italiana. Si tratta del condono Craxi del 1985 che - ironia della sorte - è lo stesso richiamato nelle contestatissime norme per Ischia volute dai 5 Stelle e inserite nel decreto Genova.

(Unioneonline/L)
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