"In questo momento non mi è possibile vivere in Pakistan".

Saif ul Malook, l'avvocato di Asia Bibi, ha lasciato il Paese dopo le minacce di morte ricevute per aver difeso la donna cristiana accusata di blasfemia contro l'Islam e giudicata non colpevole dalla Corte Suprema pakistana.

Il verdetto ha scatenato la protesta di migliaia di musulmani, tanto da aver costretto il suo legale a fuggire per la sua incolumità.

"Ho bisogno di restare in vita per proseguire la battaglia giudiziaria in favore di Asia Bibi", ha detto Malook che, dopo aver fatto scalo a Roma, è ripartito per Amsterdam, accettando l'invito di una Ong olandese.

La sorte di Asia Bibi intanto resta sospesa: la sua liberazione sembrava imminente, ed è stata rimessa in discussione da un accordo concluso nella notte dalle autorità e dai manifestanti islamisti, che da tre giorni paralizzano il Paese.

L'intesa prevede che il governo s'impegna a vietare alla donna di lasciare il Pakistan e a non bloccare una richiesta di revisione della sentenza di proscioglimento, depositata giovedì a Lahore.

"Temiamo che Asia Bibi sia portata all'estero e abbiamo chiesto al tribunale che il suo caso sia affrontato in fretta - ha dichiarato l'avvocato Chaudhry Ghulam Mustafa -. Ci batteremo e useremo ogni risorsa legale per garantire che sia impiccata, come prevede la legge".

(Unioneonline/D)
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