C'è anche la Sardegna tra le regioni italiane in cui la polizia sta indagando per casi di Blue Whale, il gioco mortale diffuso tra i giovani che, arrivato a un certo livello, prevede il suicidio dei partecipanti.

Tutto è partito dalla segnalazione delle "amiche di chat" di una 13enne di Bari, coinvolta in una particolare conversazione di WhatsApp.

La giovane da tempo passava molte ore davanti al cellulare ed era diventata molto taciturna. Qualche giorno prima della segnalazione della polizia, la mamma aveva notato sulle sue braccia dei graffi, ma senza preoccuparsene molto e attribuendoli a incidenti e non certo ad atti di autolesionismo. Di tali si trattava, invece, come ammesso dalla 13enne, che ha detto di essersi procurata i tagli con la lametta di un rasoio e di aver inviato le immagini dei gesti autolesivi ad un'amica di scuola.

Il fatto che fosse prossima al suicidio, sempre secondo le indagini, era dato dalle scritte con cui la ragazzina aveva tappezzato il suo diario: "Soffro", "sto male", "voglio morire".

Sventato l'estremo gesto, le indagini poi si sono estese ai partecipanti al gruppo di WhatsApp, che incitava a seguire il percorso: le squadre si sono mobilitate anche in Sardegna, oltre a Marche, Campania, Emilia Romagna, Abruzzo, Lombardia, Calabria, Puglia, Lazio, Toscana, Basilicata, Piemonte e Veneto.

I minori di ogni regione sono stati ascoltati in Questura ed è emerso come altre quattro giovanissime ragazze erano inserite pienamente nel gioco ad un livello avanzato.

"All'esito delle attività svolte - si legge in una nota - si è giunti alla conclusione che numerosi erano gli elementi comuni tra i minori coinvolti attivamente nella pratica: ragazze adolescenti tra i 12 e i 15 anni; caratteri chiusi ed introversi; manifestazione del proprio malessere con gesti di autolesionismo; scarsa vita sociale; attaccamento morboso al telefono cellulare e partecipazione a numerosi gruppi WhatsApp e profili Instagram".

(Unioneonline/D)
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