"Se entrate sarà un bagno di sangue". È la minaccia rivolta dai militanti di Casapound alla Guardia di Finanza, che ha dovuto rimandare la perquisizione (o lo sgombero, sostengono alcuni) nel quartier generale dei fascisti del terzo millennio, lo stabile in via Napoleone III a Roma occupato abusivamente nel dicembre 2003.

A raccontare l'episodio è il Corriere della Sera. Le Fiamme Gialle erano state mandate allo stabile dalla procura della Corte dei Conti per valutare il danno erariale di 15 anni di occupazione abusiva: avrebbero provato ad entrare nell'edificio per poi desistere. In realtà la cosa era concordata con i militanti di estrema destra, ad alcune condizioni, spiega il Corriere. Ma poi qualcuno avrebbe cambiato idea.

Casapound manifesta contro gli insediamenti abusivi, non contro il loro (Ansa)
Casapound manifesta contro gli insediamenti abusivi, non contro il loro (Ansa)
Casapound manifesta contro gli insediamenti abusivi, non contro il loro (Ansa)

La Gdf ha poi precisato la natura dell'operazione, che non era di sgombero come alcune testate avevano inizialmente scritto: "Il colonnello Pietro Sorbello chiedeva solo di poter eseguire il mandato della Corte dei Conti che, per quantificare lo spreco di questi anni, ha avviato una serie di approfondimenti, alcuni dei quali vanno eseguiti all'interno dell'edificio. All'ultimo momento però qualcuno del movimento avrebbe cambiato idea e i militanti di Casapound avrebbero intimato l'alt alla finanza minacciando di ricorrere alla violenza".

Tutto è finito con la stretta di mano tra Davide Di Stefano, fratello di Simone (uno dei leader di Casapound) e alcuni funzionari della Digos in borghese mandati sul posto dalla Questura per arginare possibili disordini.

Casapund smentisce tutto e parla di notizie "totalmente infondate". "Ci siamo limitati - spiega il presidente Gianluca Iannone - a concordare le modalità per un controllo nello stabile che avvenisse nel rispetto dei diritti e della sicurezza delle famiglie in grave stato di emergenza abitativa che vi risiedono. Quando ci siamo resi conto che non era possibile garantire minime condizioni di dignità per i residenti vista l'inopportuna presenza di una folla di telecamere, ci siamo limitati a chiedere che si rinviasse il controllo ad altra data".

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata