Giuseppe Pellicanò, il 53enne che nel giugno 2016 ha fatto esplodere la palazzina in cui abitava in via Brioschi a Milano, uccidendo la compagna Micaela Massella e una coppia di giovani vicini di casa, è stato condannato a 30 anni di carcere dalla Corte d'Assise d'Appello.

Pena ridotta per il pubblicitario, che in primo grado era stato condannato all'ergastolo per strage e devastazione.

Pellicanò aveva svitato la condotta del gas nella sua cucina per uccidere la moglie. Vittime del suo folle gesto anche due giovani fidanzati di origine marchigiana, Riccardo Maglianesi e Chiara Magnamassa.

Nell'esplosione anche le figlie di Pellicanò, che erano in casa, hanno riportato gravi ustioni.

Giuseppe Pellicanò con la moglie (Ansa)
Giuseppe Pellicanò con la moglie (Ansa)
Giuseppe Pellicanò con la moglie (Ansa)

"Ha ucciso per rabbia, rancore e gelosia, e per essere stato offeso nel suo orgoglio maschile", ha incalzato il procuratore generale nella sua requisitoria. Ha puntato invece sull'infermità mentale l'avvocato dell'imputato, che "soffriva di sindrome depressiva grave anche molto prima del suo folle gesto". Il legale ha chiesto le attenuanti generiche con la speranza che in futuro l'uomo possa riallacciare i rapporti con quelle figlie che ha quasi ucciso.

"Noi siamo già stati condannati all'ergastolo da Pellicanò, all'ergastolo del dolore. Ci va bene anche così, a noi non cambia niente, ma l'ergastolo l'abbiamo avuto noi", è il commento a caldo di Francesca, madre di Riccardo, una delle vittime.

(Unioneonline/L)

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