L'immagine della campagna provocatoria delle associazioni promotrici del Family day, Pro Vita e Generazione Famiglia non lascia dubbi: due giovani maschi e un bambino in un carrello, con tanto di codice a barre tatuato sul corpicino, come fosse un "prodotto” commerciale" e la scritta "Due uomini non fanno una madre. #StopUteroinAffitto".

Manifesti volutamente provocatori che sono stati affissi nelle città di Milano, Torino e Roma, provocando reazioni contrapposte, ma una condanna comune da parte dei tre sindaci Beppe Sala, Virginia Raggi e in particolare di Chiara Appendino, che via Twitter ha immediatamente replicato: "Due persone che si amano fanno una #famiglia. Continuerò le trascrizioni e non smetterò di dare la possibilità a questo amore di realizzarsi. Un abbraccio".

Le fa eco oggi la collega romana, che ordina la rimozione dei cartelloni incriminati, bocciandone il messaggio e facendo presente che non c'è stata nessuna autorizzazione all'affissione da parte del Comune.

Dal canto loro, i promotori della campagna, già al centro di polemiche per i manifesti contro l'aborto, hanno indirizzato questa campagna pubblicitaria all'attenzione dei primi cittadini, responsabili di trascrivere gli atti di nascita dei figli di coppie omosessuali. E proprio sul tema arriverà a breve la decisione della Cassazione sull'iscrizione all'anagrafe della città di Trento del figlio di una coppia gay nato in Canada grazie all'utero in affitto.

(Unioneonline/b.m.)
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