Il decreto per Genova sbandierato da Giuseppe Conte, quando si è recato nella città ligure per commemorare le vittime del crollo di ponte Morandi, ancora non è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

Pare che sia fermo alla Ragioneria di Stato perché non sarebbero indicate le coperture economiche: è quanto filtra da ambienti del comune che attende con impazienza il provvedimento.

Non si tratta di una vera e propria bocciatura della Ragioneria di Stato tuttavia: a quanto pare il provvedimento è proprio incompleto, e al posto delle cifre ci sarebbero dei puntini. Per questo motivo non si può bollinare, e non può passare nelle mani del presidente della Repubblica per la firma, in barba all'urgenza del provvedimento.

"Mi chiedo se non sia più opportuno il ritiro del decreto per ricominciare su basi più solide, condivise e realistiche", è il commento del governatore ligure Giovanni Toti.

Ma a gettare acqua sul fuoco arriva una nota di Palazzo Chigi: "Queste notizie non corrispondono al vero. Gli interventi in conto capitale sono integralmente finanziati. Parimenti, quelli di parte corrente sono integralmente finanziati per il 2018 e, in parte, per gli anni successivi. Per la parte residua, sarà data copertura nella prossima legge di bilancio, che sarà presentata al Parlamento il 20 ottobre. In definitiva, nessun ritardo per l'avvio delle misure di sostegno contenute nel decreto, tant'è che dal Mef hanno appena confermato di avere terminato le valutazioni di propria competenza e che il decreto legge sta per essere inviato al Quirinale". Fatto sta che oltre 10 giorni tra l'approvazione e la promulgazione di un decreto urgente come quello su Genova sembrano davvero troppi, ancor di più se si considera che ormai dalla tragedia di giorni ne sono passati 40.

Ci sono inoltre due punti fondamentali su cui il governo ancora non ha trovato la quadra. Chi deve ricostruire il ponte: il governatore Toti vorrebbe che a farlo fosse Autostrade, Di Maio e Toninelli puntano su Fincantieri, che tuttavia non ha la certificazione per effettuare tali lavori. L'altro punto riguarda la nomina del commissario: inizialmente si pensava proprio a Toti, ma ora pare che i 5S - forse anche per i contrasti sulla ricostruzione - vogliano puntare su un tecnico.

IL MINISTERO CONTRO AUTOSTRADE - Il rischio che ponte Morandi crollasse era evidente già da anni, eppure Autostrade "ha sottovalutato l'inequivocabile segnale d'allarme", "minimizzato la gravità della situazione al ministero delle Infrastrutture (Mit)" e "non ha adottato misure precauzionali".

Sono durissime le conclusioni a cui è giunta la commissione ispettiva del Mit sul crollo del viadotto di Genova.

In particolare, si legge che Autostrade per l'Italia non ha mai eseguito la valutazione di sicurezza del ponte Morandi.

Le misure adottate dall'azienda concessionaria per la prevenzione erano "inappropriate e insufficienti", sottolinea la commissione, specificando che Autostrade era "in grado di cogliere l'evoluzione temporale dei problemi di ammaloramento".

IL PROCESSO - Sul fronte giudiziario, invece, si è svolto oggi l'incidente probatorio, prima udienza del processo sul crollo. I tre periti del gip avranno 60 giorni di tempo per le operazioni di sopralluogo, repertazione e catalogazione dei resti dei monconi del ponte. Le conclusioni della perizia saranno discusse in un'apposita udienza fissata per il 17 e il 18 dicembre.

(Unioneonline/L)

L'INCIDENTE PROBATORIO

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