"Programmi per domani? Spero tanto di morire".

La smentiscono gli occhi: vispi e curiosi come quelli di una bambina. Adele Anedda, classe 1915, sembra tutto fuorché pronta per andare al camposanto. Una nuvola di capelli bianchi che acconcia lei stessa al mattino con i bigodini, labbra segnate da una linea perfetta e mani curate che allunga di tanto in tanto sulla stola di seta grigia. Ieri era il suo compleanno, quello numero 103.

Vedova dal 2004, nonostante dichiari di volersi trasferire nell'aldilà si dedica alla vita con una certa dedizione. Per colmare la distanza geografica con figlie e nipoti che vivono tra Parigi, Londra e l'Australia, a 90 anni ha imparato a usare il computer, telefonare con Skype e ora chiacchiera con loro grazie alle video chiamate. Ma si sente sola.

"Me ne sto qua tutto il giorno a non fare nulla". Le manca suo marito? "No, ormai neanche più di tanto. Il fatto è proprio che non posso fare quello che facevo prima. Mi piaceva dipingere, cucire, fare i costumi per le mascherate, andare alle feste. Per i novant'anni ne ho organizzato una bellissima nella terrazza del palazzo De Candia e per i cento in un locale al Poetto. Ho anche ballato, ma ora con questa disgrazia non posso più".

La disgrazia è una caduta che due anni fa le ha provocato la rottura del bacino a causa della quale non riesce a camminare da sola. Da allora ha dovuto rivedere i suoi piani. "Il venerdì vengono le mie amiche per la partita di carte, giochiamo a pinnacolo e burraco fino a tardi".

Ogni mattina legge il giornale, si informa su tutto e approfondisce quello che non sa. "Quando ho sentito per la prima volta parlare dei droni ne ho voluto sapere di più, sono sempre stata così: curiosa e appassionata alle lingue straniere. Avrei voluto proseguire con gli studi classici e invece mi hanno obbligato a iscrivermi in Ragioneria e l'ho chiusa lì".

Un'imposizione che ancora non perdona al padre che la guarda da una cornice in legno inchiodata alla carta da parati color crema. "A quei tempi non ci si poteva ribellare. Mi hanno impedito anche di lavorare perché pensavano che una donna dovesse stare a casa. Sbagliato, per fortuna le cose sono cambiate e ora le donne hanno il diritto di fare quello che vogliono".

Eppure una buona dose di ribellione Adele Anedda deve averla avuta fin da bambina. "Quando ero giovane, una volta al Lido sono stata fermata da un militare perché indossavo il bikini. Lo vietava un'ordinanza prefettizia e sono stata costretta a togliermelo".

Di quelle giornate custodisce le foto in bianco e nero: erano gli anni della guerra. "Quando bombardarono Cagliari venni sorpresa in via Portoscalas mentre andavo a comprare un regalo per le nozze di un amico. Le persone correvano da una parte all'altra, io sono rimasta immobile. Cos'altro avrei potuto fare"?

Da allora ha rischiato la vita più di una volta. Per esempio: "Quando mi hanno investito a Villanova e non si sono fermati o quando un tedesco mi è caduto addosso". Impossibile saperne di più. Lei comunque è sopravvissuta. "Sono a posto con la mia coscienza. Se ho fatto degli sbagli pazienza, è umano. L'importante è essere sempre onesti con se stessi e con gli altri".

"SORRIDETE ALLA VITA" - Niente rimpianti, pentimenti o lezioni da impartire. "Per me le cose sono andate abbastanza bene: ho viaggiato tanto, sono stata in Cina, Thailandia, nelle Filippine, in Giappone, a New York. Ho coltivato amicizie bellissime e custodisco ricordi preziosi dei bei tempi passati. Ai giovani consiglio solo di sorridere alla vita più che possono".

Col tempo ha imparato a non fare programmi. "Alla morte non mi preparo in nessuno modo. Non ho scelto il vestito e neppure comprato una tomba perché ho chiesto di essere cremata. Vorrei che le mie ceneri venissero sparse nell'arcipelago di isole tra Palau e La Maddalena. Chissà poi se mi accontenteranno. Altrimenti, facciano pure quello che vogliono".

Mariella Careddu

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