La riforma della legittima difesa ha appena iniziato il percorso legislativo in Commissione al Senato e già crea scontri tra maggioranza e opposizioni, e qualche malumore all'interno dello stesso Governo.

In particolare, ad accendere la discussione, è l'entrata in vigore del decreto legislativo 104 dello scorso agosto sul possesso delle armi da fuoco, storico cavallo di battaglia della Lega, appoggiato anche dal resto del centrodestra, un po' meno dagli alleati pentastellati.

COSA CAMBIA - Le novità introdotte non sono da poco, a partire dal ventaglio di modelli che si potranno acquistare, che passa da 6 a 12, e arriva a comprendere anche quelli considerati finora di uso militare, compresi fucili d'assalto come gli Ak-47, i kalashikov e gli Ar15, usati, per intenderci, in alcune delle stragi civili avvenute negli Stati Uniti. E aumenta anche il numero di proiettili consentiti, da 5 a 10 per le armi lunghe, da 15 a 20 per quelle corte.

Più ampia l'offerta, più facile accedervi: da oggi potranno infatti acquistare armi anche gli iscritti ad associazioni dilettantistiche e poligoni privati, e non più solo alle Federazioni del Coni. Inoltre, per denunciarne il possesso basterà l'invio di una mail di posta elettronica certificata all'attenzione delle forze dell'ordine.

Ma il punto più controverso del decreto è quello che elimina l'obbligo di comunicare il possesso di armi da fuoco, comprese le persone più vicine come i conviventi, proprio in tempi in cui si registra un aumento dei crimini commessi tra le mura domestiche, vedi i femminicidi.

LE REAZIONI POLITICHE - Ed è su questo che si concentrano le critiche del mondo politico, mentre i rappresentanti 5 Stelle premono perché la discussione sul tema generale della legittima difesa sia correlata a "un'analisi approfondita delle norme esistenti, dei testi presentati con attenzione e con saldi riferimenti nella giurisprudenza (...) così da rendere la legge realmente efficace ma nella piena sicurezza dei cittadini". Lo stesso Guardasigilli Alfonso Bonafede interviene per dire che il tema "riguarda la giustizia e non la sicurezza e l'ordine pubblico" e "il monopolio statuale della forza è certamente un principio cardine irrinunciabile dello Stato di diritto".

Il problema è di natura strettamente giuridica per il Premier Giuseppe Conte: "Si sono create delle incertezze che non giovano ai cittadini che hanno bisogno di sicurezza. Anche perché molto spesso è capitato di persone che hanno vissuto un calvario, tre gradi di giudizio per ottenere un'assoluzione. Sono vite che sono state mortificate. Occorre intervenire sulla regolamentazione senza stravolgere nulla".

NECESSARIO PER SALVINI, UN FAR WEST PER MARTINA - "Nessuna liberalizzazione delle armi. L'ultimo dei miei obiettivi è il modello americano, non mi interessa vendere le armi in tabaccheria. Il modello che preferisco è quello svizzero", spiega il ministro dell'Interno Matteo Salvini rimandando al mittente anche le accuse sulle possibili relazioni tra promotori del testo e aziende produttrici di armi.

Dal fronte opposto arriva la stroncatura netta del leader Pd Maurizio Martina, che boccia in toto il testo del decreto: "Più pistole facili. Con la legge Farwest arriva il regalo alla lobby delle armi dello sceriffo Salvini e dei suoi complici 5 Stelle".

(Unioneonline/b.m.)

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