I pm di Genova che indagano sul caso dei 49 milioni di euro di rimborsi elettorali che la Lega deve restituire allo Stato, dopo la decisione del tribunale del Riesame del capoluogo ligure, sospettano che una parte del denaro sia finita in un fondo in Lussemburgo.

Per confermare quest'ipotesi, il procuratore aggiunto Francesco Pinto, la pm Paola Calleri e il colonnello Maurizio Cintura capo del Nucleo di polizia tributaria si sono recati nel Granducato per studiare i documenti del fondo Pharus Management e ascoltare alcune persone che potrebbero essere informate dei fatti.

Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, in seguito alla condanna per truffa dell'ex segretario del Carroccio Umberto Bossi e dell'ex tesoriere Francesco Belsito, i vertici del partito avrebbero prelevato dalle casse della Lega una parte del denaro a rischio di sequestro, prima disperdendoli in diversi conti corrente per poi farli "ricomparire" in un conto della Cassa di Risparmio di Bolzano.

Attraverso quest'istituto di credito dieci milioni di euro sarebbero stati investiti nel fondo Pharus, di cui una parte (tre milioni) sono tornati in Italia all'inizio del 2018. Un'operazione che ha fatto partire una segnalazione dell'antiriciclaggio.

Se la Sparkasse sostiene che si tratti di "investimenti propri della banca, che non appartengono ad alcun cliente", la procura di Genova sembra non credere fino in fondo a questa versione dei fatti. Da qui la rogatoria in Lussemburgo.

(Unioneonline/F)

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