Papa Francesco è "amareggiato ma non pensa alle dimissioni". Questo trapela dalle segrete stanze del Vaticano, dalle confidenze di stretti collaboratori di Bergoglio, che affronta il periodo più buio del suo pontificato.

L'ex nunzio apostolico a Washington Carlo Maria Viganò ne ha chiesto le dimissioni perché, a suo dire, il Papa ha preso in ritardo provvedimenti nei confronti del cardinale Theodore McCarrick: sapeva delle sue relazioni omosessuali con sacerdoti e seminaristi ma non ha denunciato. "Per ora non dico una parola, leggete il memoriale di Viganò, che parla da solo", aveva risposto Bergoglio ai giornalisti che sull'aereo di ritorno dall'Irlanda lo interrogavano sulla vicenda.

Per Francesco non è certo una novità l'avversione nei suoi confronti di Viganò. Tra i firmatari di un documento che accusava il Papa di sostenere "sette eresie", è vicino all'alt right - la destra iperconservatrice - Usa.

Lo scandalo degli abusi intanto si allarga sempre più. Josh Saphiro, procuratore della Pennsylvania - dove ultimamente sono stati documentati gli abusi di circa 300 sacerdoti nei confronti di un migliaio di vittime - ha puntato il dito contro il Vaticano: "Abbiamo le prove che il Vaticano sapeva e ha coperto gli abusi. Ma non posso parlare specificatamente di Papa Francesco", ha affermato.

Anche perché gran parte delle vicende segnalate dal rapporto accadono ben prima che iniziasse il pontificato di Bergoglio.

Sullo sfondo della crisi c'è sempre la lotta tutta interna alla comunità cattolica: tra l'ala più progressista e quella tradizionalista, che dal Conclave del 2013 che elesse Bergoglio ha dato il via a una strisciante guerra sotterranea contro il Pontefice.

(Unioneonline/L)

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