Sta scuotendo l'opinione pubblica marocchina la storia di Khadija, una ragazza di 17 anni, rapita, violentata e torturata dal branco, che l'ha tenuta in ostaggio per due mesi in un appartamento a Oulad Ayad, a 150 chilometri da Casablanca.

Responsabili delle violenza sono almeno dieci uomini, che hanno sottoposto la giovane a ogni tipo di sevizia, facendole anche dei tatuaggi su tutto il corpo con scritte oscene, disegni pornografici e svastiche.

La vittima, dopo aver denunciato tutto alle forze dell'ordine, ha deciso di raccontare la sua storia in un programma di una televisione locale.

"Mi hanno tenuta prigioniera per circa due mesi. Mi hanno violentata e torturata", ha rivelato.

"Ho tentato un sacco di volte di scappare, sono sempre riusciti a prendermi. Non potevo mangiare né bere e nemmeno lavarmi", ha spiegato Khadija.

"Mio padre ha pregato uno di loro di liberarmi in cambio del silenzio. Solo così sono riuscita a tornare a casa", ha detto ancora la ragazza, che però ha scelto di denunciare: "Voglio giustizia. Non riuscirò mai a perdonarli".

Il suo racconto ha scatenato un'ondata di indignazione nel Paese africano.

Su Twitter è stato lanciato l'hashtag #siamotuttiKhadija ed in Rete è partita una petizione per chiedere a re Mohammed VI di fornire a Khadija assistenza medica e psicologica per aiutarla a superare il trauma, che in pochi giorni ha superato le 13mila firme.

Inoltre, alcuni tatuatori si sono offerti di cancellare gratuitamente i disegni incisi sulla pelle della 17enne.

Intanto, secondo quanto riportato dai media marocchini, la polizia avrebbe arrestato otto uomini sospettati di essere gli autori delle violenze e gli agenti sarebbero sulle tracce anche di altri cinque componenti della banda di sequestratori.

(Unioneonline/F)
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