Dopo il crollo del Ponte Morandi e la strage di Genova i sardi si interrogano sullo stato dei ponti nell'Isola.

E segnalano, anche sul nostro sito, quelle che ritengono essere le strutture pericolanti.

Ferri in bella vista e calcinacci cadenti ora fanno più paura. E l'Isola ha ancora impresso nella mente il crollo del ponte di Oloè, nell'alluvione del 2013, nella quale perse la vita il poliziotto Luca Tanzi, inghiottito da una voragine che si era aperta nella struttura mentre andava a prestare soccorso agli alluvionati.

Sono 1461, cavalcavia compresi, le strutture che fanno capo all'Anas, quasi il doppio quelle in mano e province e comuni.

Sulla 131, nel Sassarese, i ponti che fanno più paura. A partire dal cavalcavia di Mesu Mundu, parecchio malandato e giudicato dallo stesso Cnr come il più a rischio della Sardegna: qui qualche settimana fa sono cominciati i lavori di messa in sicurezza.

Sempre sulla 131 ce ne sono altri due in corrispondenza di altrettante strade provinciali che portano a Ploaghe: l'Anas fa sapere che per entrambi questi ponti sono previsti interventi di manutenzione già interamente finanziati. A breve ci sarà la gara d'appalto per l'affidamento dei lavori, che prenderanno il via nell'estate 2019.

Fino ad allora? Si può stare comunque tranquilli, rassicura l'Anas: "Ci sono controlli periodici trimestrali e abbiamo risorse certe destinate al programma di manutenzione pluriennale che consentiranno a breve - e in alcuni casi abbiamo già iniziato - di mettere mano alle strutture. Solo nel 2018 in Sardegna abbiamo circa 60 interventi di manutenzione straordinaria previsti e 22 milioni già investiti".

A preoccupare di più sono invece i ponti provinciali, su cui ci sono meno controlli programmati.

(Unioneonline/L)

IL DISASTRO

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