"Una volta un tipo si è alzato e si è incamminato verso di me: io ero lontano diverse centinaia di metri, lui ha percorso a fatica tutta la distanza, mi ha puntato il dito contro e mi ha gridato: "Vergogna!" Ecco, qui una cosa così adesso non potrà succedere", gongola il presidente di "Sardegna naturista", Giuseppe Ligios, felicemente nudo sulla sabbia dorata di Piscinas. Da ieri, ai sensi di una delibera della Giunta comunale di Arbus, in un lungo tratto di questa spiaggia lambita dal mare selvaggio della Costa Verde "la pratica del naturismo e del turismo nudista" è "autorizzata". Significa che ci si può stare come si preferisce: in costume o senza.

I VETERANI "Finalmente possiamo fare quello che abbiamo fatto per quarant'anni senza temere conseguenze spiacevoli", esclama Claudio Marras di Oristano, veterano della tintarella integrale, per anni iscritto a un'altra delle sigle pro-nudismo, l'Uni Sardegna.

In questi 800 metri di libertà e rispetto reciproco la prima cosa che colpisce è il numero dei frequentatori: sono tanti. Coppie etero, in prevalenza: uomini e donne dai 25 anni ai 65 e oltre, ma anche coppie e gruppi di soli maschi, fra i 30 e 40.

Piscinas è la seconda spiaggia sarda in cui quel diritto può essere esercitato: la prima, sdoganata due settimane fa, è stata Porto Ferro, Comune di Sassari.

La chiave di volta è stata la legge regionale sul turismo che un anno fa ha riconosciuto, fra le forme di turismo tematico, anche questa: una norma fortemente voluta da "Sardegna naturista" e sulla quale i Comuni possono finalmente ufficializzare la pratica del nudismo nelle aree dove, ufficiosamente, viene praticata da decenni. Passaggio culturale, certo, ma la molla è economica: 14-15 milioni di nudisti in Europa (stima del ministero del Turismo francese), mezzo milione in Italia, rappresentano un potenziale da sfruttare. Sono uomini e donne che finora, per poterle fare a modo loro, hanno dovuto fare le vacanze all'estero.

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