Donald Trump ha mantenuto la promessa: nei mesi scorsi aveva rimarcato la necessità di rivedere l'accordo sul nucleare con l'Iran stipulato dal predecessore Obama, minacciando sanzioni commerciali in caso contrario.

Sanzioni che sono scattate questa mattina e che avranno conseguenze economiche non da poco, per la Repubblica islamica guidata da Hassan Rouhani, ma anche per molti suoi partner commerciali.

Da oggi l'Iran non potrà utilizzare il dollaro americano nelle transazioni, né commerciare con gli Usa in oro e preziosi, carbone, tappeti e prodotti alimentari tipici. E non è tutto, perché l'amministrazione Trump promette ulteriori strette nei prossimi mesi, se il Governo iraniano non darà certezze sull'interruzione del programma nucleare, anche se, secondo alcuni osservatori, Washington mira a dire la sua anche sul programma missilistico iraniano e sulla politica estera di Rouhani.

Se per Trump c'è in gioco la sicurezza internazionale, e l'Iran resta il Paese "canaglia" per eccellenza, per il presidente Rouhani si tratta di far valere l'accordo internazionale del 2015 e la propria sovranità nazionale.

Al braccio di ferro tra le due potenze assiste impotente, almeno per ora, l’Unione europea, co-firmataria dell’accordo con l'Iran e vivamente preoccupata per le conseguenze che lo strappo di Trump potrebbe avere in un'area tra le più bollenti dello scacchiere internazionale. Oltre al fatto che dal 2015 numerose società europee, e in particolare tedesche, francesi e italiane, avevano avviato investimenti e scambi commerciali con l'Iran e da oggi verranno danneggiati dalle sanzioni.

(Unioneonline/b.m.)
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