L'accusa mossa alla Tokyo Medical University dalla testata giapponese Yomiuri Shimbun è di aver manomesso sistematicamente dal 2011 i risultati dei test d'ingresso alla facoltà di medicina sfavorendo la componente femminile. Un'accusa piuttosto grave che, se confermata dall'inchiesta immediatamente avviata, potrebbe avere conseguenze che vanno ben oltre il mondo accademico.

L'amara scoperta è venuta alla luce in seguito a indagini su un ex direttore dell'ateneo che avrebbe agevolato l'ammissione del figlio di un noto burocrate, e insieme al favoritismo si è scoperta la prassi per cui i voti dei test d'ingresso delle aspiranti dottoresse venivano ridotti anche di dieci punti, per impedire che la percentuale di donne iscritte alla facoltà di medicina superasse un certo limite. E infatti dal 2010 a oggi la quota rosa di studentesse è scesa dal 38 al 18%.

Ancor più grave, però, è la giustificazione che viene data alla manomissione dei test: le donne medico abbandonerebbero troppo spesso la carriera per dedicarsi alla famiglia.

Così il Paese famoso per il rigore, il senso civico e il rispetto delle regole si scopre maschilista e scorretto, e torna a interrogarsi su un sistema interno che mostra sempre più crepe: dalle morti per superlavoro alla mancanza di un adeguato sistema di welfare che aiuti le famiglie, fino alla discriminazione strisciante contro la componente rosa.

(Unioneonline/b.m.)
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