Svolta nelle indagini sulla morte, avvenuta il 16 agosto del 1999 nella Caserma Paracadutisti "Gamerra" di Pisa, del militare siciliano Emanuele Scieri.

A 19 anni di distanza gli inquirenti hanno arrestato un ex commilitone del giovane, finito ai domiciliari con l'accusa di concorso in omicidio.

Atre tre persone risultano indagate.

La convinzione degli inquirenti è che non sia stato un caso di suicidio, ma un episodio di "nonnismo".

Scieri era stato trovato senza vita nella base militare, precipitato nel vuoto dopo essersi arrampicato sulla scaletta di una torretta di addestramento.

All'inizio passò, con innumerevoli dubbi, la tesi del gesto volontario.

Ma i sospetti portarono subito a ipotizzare che dietro alla fine del giovane ci fosse altro.

Sospetti che si sono fatti sempre più insistenti, fino allo scorso anno, quando l'inchiesta della procura di Pisa ha effetivamente accertato che il 26enne non si è tolto la vita.

A dimostrazione, le "strane" ferite riscontrate sul suo corpo, sul dorso del piede sinistro e un'altra sul polpaccio.

Nei giorni precedenti al fattaccio, inoltre, Scieri era stato effettivamente vittima delle prepotenze di alcuni commilitoni, quattro dei quali erano finiti nei guai.

Poi l'improvvisa, macabra scoperta del corpo senza vita del giovane ai piedi della torretta.

"Fumo una sigaretta, faccio una telefonata e poi vi raggiungo", aveva detto ai colleghi Scieri la sera del 16 agosto.

Ma al contrappello delle 23.45 però non si era più presentato.

Alla luce degli ultimi sviluppi, gli investigatori ritengono che il 26enne fosse salito su quella scaletta non per uccidersi, bensì per trovare scampo alle angherie dei commilitoni.

Poi la caduta fatale e 19 anni di ombre, che ora, forse, sono pronte per diradarsi.

(Unioneonline/M-l.f.)
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