Il bambino compirà 11 anni tra pochi mesi. È nato in ospedale nel 2007 e sta imparando a scoprire il mondo. Eppure il 23 aprile 2018 è già cominciata la sua seconda vita. Un'esistenza della quale fanno ufficialmente parte due madri, una biologica (senegalese), l'altra adottiva (sarda), riconosciute in questo ruolo da un Tribunale italiano. Meglio: di Cagliari. Tre giudici donne hanno stabilito che un bimbo può avere due mamme e che l'amore per lui non debba arrivare necessariamente da una coppia, etero oppure omosessuale. Di questa vicenda, che abbraccia la sfera sentimentale sono protagoniste due persone non sposate né in procinto di convolare a nozze, non separate né innamorate. Sono semplicemente amiche, unite tra loro da un legame profondo e al bambino da un sentimento tale da aver spinto il piccolo a riconoscerle entrambe come genitrici: "Una la chiamo mamy, l'altra mamma", ha detto sicuro. Serviva altro? Se è vero che la normativa ha come stella polare "l'interesse preminente del minorenne", quella frase era il punto di arrivo.

LA SENTENZA - La sezione per i minorenni della Corte d'appello del capoluogo della Sardegna ha accolto la richiesta degli avvocati Roberta Ruta e Umberto Roberto Argiolas e detto sì all'adozione da parte della donna sarda, stabilendo dunque che due donne possano essere madri dello stesso bambino pur non formando una coppia. Si è famiglia nel momento in cui l'amore, le attenzioni, la cura per la crescita e lo sviluppo del piccolo siano presenti in entrambe le persone che si prendono cura del bimbo. La decisione ribalta quella di primo grado ed è passata in giudicato.

IL PARTO - Presupposto della decisione è lo stretto vincolo tra le protagoniste (50 e 47 anni, vivono insieme nell'hinterland: non pubblichiamo particolari a tutela dell'identità del bambino) e il necessario supporto (logistico e affettivo) dato dalla mamma sarda alla mamma africana in questa vicenda che comincia nel 2007. Quell'anno, in un ospedale della provincia di Cagliari, la giovane senegalese partorisce ma, in crisi per vicissitudini familiari, teme di non poter far crescere come si deve il neonato, così coinvolge l'amica che si dice disponibile ad aiutarla e a ospitare lei e il figlio.

IN TRIBUNALE - La 47enne sarda cresce il bimbo come fosse suo ma senza sostituirsi alla madre biologica, che è "un punto di riferimento affettivo fondamentale", spiega la Corte d'appello, ma spesso è fuori per lavoro (fa la badante) o in Senegal dagli altri figli. Dunque non può "occuparsi continuativamente" del piccolo. Così è la mamma oggi adottiva a provvedere alle sue necessità, a seguirlo nella crescita psicofisica e a occuparsi del percorso scolastico, mentre concorda con l'amica le decisioni sugli aspetti sanitari e religiosi. Poi, in perfetto accordo con la 47enne senegalese, chiede l'adozione. Nel marzo 2016 il Tribunale dei minori di Cagliari sente il bambino, che sostiene di avere due mamme, ma nel febbraio 2017 respinge la domanda: le donne non sono una coppia.

L'ADOZIONE - In Appello cambia tutto. Accogliendo le argomentazioni degli avvocati, i giudici Maria Mura (presidente) Donatella Aru (estensore) e Maria Isabella Delitala (consigliere) ritengono che "l'adeguatezza della madre biologica" sia "strettamente connessa" all'aiuto datole dalla madre adottiva, per lei "come una sorella".

La mamma africana, "punto di riferimento affettivo fondamentale", da sola non poteva crescere il figlio. Indicativa la relazione dei Servizi sociali del Comune nel quale le due risiedono: la 50enne sarda vive col compagno e il bimbo "ha chiari i ruoli di ciascuno"; è convinto "di avere due mamme" e vorrebbe l'uomo "come padre, rispetta le indicazioni dategli da entrambi e sembra riconoscere il ruolo di ciascun adulto riconoscendo la centralità del ruolo" della madre adottiva. Poi le dichiarazioni del piccolo in aula: vuole "continuare a stare" con la mamma adottiva, "molto amica" della madre biologica: "Vanno d'accordo, voglio bene a tutt'e due. Chiamo una mamma e l'altra mamy. Sto bene". Quindi: sì all'adozione. Il bimbo ha due madri.

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