I sindaci di molti comuni delle coste sarde non ci stanno: "I dati di Legambiente su un monitoraggio effettuato da Goletta Verde a Olbia, sullo stato di salute delle acque marine di 29 punti dell'Isola, è generico e fuoriviante, se non debitamente spiegato".

Dire che questa e quella spiaggia sono inquinate "è ingiusto e poco credibile", se si confrontano questi dati con quelli ufficiali della Regione Sardegna, validi a livello nazionale tanto che confluiscono nel sito del Ministero dell'Ambiente.

PROMOSSI E BOCCIATI - Emerge un bilancio generalmente positivo per l'Isola, con ben 22 spiagge e acque i cui valori rientrano nei limiti, ma con alcune spiagge classificate come "fortemente inquinate" o solo "inquinate".

Va da sé che cittadini e amministratori delle aree in questione - e non solo - possano storcere il naso e ritenere non esaustivi i dati, o far presente che una cosa è l'inquinamento rilevato alla foce di un fiume per mancata depurazione o per scarichi illegali, come fa Legambiente, altro è la "salute" del mare aperto nel tratto di costa relativo. E cioè sono due cose differenti.

Se poi questo monitoraggio avviene in quella finestra di tempo particolarmente sensibile, in cui il turismo diventa la linfa principale della Sardegna, è comprensibile il disappunto dei primi cittadini.

AMBIENTE E SALUTE - È indubbio che ogni tipo di indagine a tutela dei cittadini o dei turisti abbia il buon effetto di informare e, in caso di anomalie o irregolarità, spingere le autorità competenti a intervenire e modificare la situazione. Per completezza, però, bisogna che sia sempre specificata la distinzione tra monitoraggi ambientali, come quelli che vedono in prima linea da più di 30 anni la Goletta Verde di Legambiente, e i controlli sulle acque di balneazione effettuati dalle Aassll locali e dall’Arpas (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Sardegna), i cui rilievi convergono poi nel sito generale del Ministero dell’Ambiente e inquadrano la situazione delle acque dal punto di vista sanitario.

Ultimo in ordine di tempo è il monitoraggio Arpas del 2017 - che riporta anche i dati relativi al triennio 2014-2016 ed è consultabile al sito sardegnaambiente.it, - e che tra le 661 acque di balneazione dell'Isola esaminate ne qualifica ben 650 nella classe "eccellente", 3 nella classe "buona", 4 nella classe "sufficiente", 4 nella classe "scarsa", e rileva come idoneo alla balneazione e conforme agli obiettivi della direttiva di settore 2006/7/CE il 99,4 % delle acque, e il 98,3 % in qualità eccellente.

IL MONITORAGGIO DEL CITTADINO - Una distinzione non da poco quella tra qualità ambientale delle acque e sanitaria, come ben specifica Arpas, perché diversi sono i valori esaminati, i protocolli scientifici di riferimento, legati nel caso degli enti regionali a rigide normative europee.

E può accadere che un controllo sanitario dell'Asl rilevi la presenza, ad esempio, del batterio Escherichia Coli in un campione di acqua e ne segnali la pericolosità per la salute dell'uomo al Ministero e al Sindaco competente, mentre dal punto di vista ambientale e dell'inquinamento l'area stessa risulti perfettamente a norma.

Stato di salute del mare e sicurezza sanitaria delle persone vanno comunque di pari passo e dovrebbero essere fruibili dai cittadini in modo completo e chiaro, per evitare allarmismi o etichettature fuorvianti di zone off-limits, e allo stesso tempo per innescare meccanismi di controllo, prevenzione e rimozione da parte delle istituzioni dei fattori inquinanti e nocivi.

Al bagnante, residente o turista che sia, resterà la possibilità del monitoraggio finale: quello sull'efficacia degli interventi.

(Unioneonline)

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